Avvicinati da dietro e colpiti alla testa senza neanche una parola. Sono morti così l”imam della moschea di Ozone Park nel Queens, a New York, e il suo assistente. A riferirlo è la polizia, che ha ricostruito le dinamiche dell’omicidio. Un’esecuzione che, secondo la comunità musulmana locale, è senza ombra di dubbio legata a un crimine d’odio. Per qualcuno, sarebbe addirittura colpa di Donald Trump e della sua retorica, che ha dato vita a una vera e propria ondata di islamofobia.
Sono state centinaia le persone che si sono radunate nei pressi del luogo dell’incidente per chiedere giustizia per l’imam Maulama Akonjee e il suo assistente, Thara Uddin. Le due vittime, vestite in abiti musulmani, sono state attaccate alle spalle, senza nessuna possibilità di difendersi o scappare. Akonjee, 55 anni e padre di tre figli, era un rispettato leader religioso fin dal suo arrivo a New York dal Bangladesh meno di due anni fa. Il suo assistente è deceduto poche ore dopo in ospedale.
Alla veglia organizzata in serata ha partecipato anche Sarah Sayeed, membro dello staff del sindaco di New York, Bill de Blasio, in veste di responsabile per i rapporti con la comunità musulmana. “Capisco la rabbia ma è importante che sia condotta un’indagine approfondita”, ha affermato Sayeed cercando di calmare la tensione, ormai salita alle stelle.
La comunità musulmana newyorchese non riesce ad accettare la pista preliminare della polizia che porterebbe all’ipotesi di una rapina finita male. “Non c’è nulla nelle indagini preliminari che indichi che siano stati colpiti per la loro fede” mette però in evidenza il vice ispettore del New York Police Department, Henry Sautner.
I cittadini musulmani, ora, chiedono che l’incidente venga trattato come crimine d’odio. E’ stato un attacco “contro la nostra religione”, precisa Khaled Rahman, residente nell’area. “Vogliamo giustizia” si legge negli striscioni agitati durante la veglia, dove diverse comunità religiose si sono riunite per discutere il caso.