“In alcuni settori del mondo arabo c’è un cambiamento nei confronti di Israele, dovuto alla comprensione che non siamo suoi nemici ma anzi alleati potenziali di fronte all’Iran e all’Isis”. Lo ha detto il premier Benyamin Netanyahu alla radio militare israeliana. “Forse – ha aggiunto – una riconciliazione avverrà dall’esterno verso l’interno“, ossia saranno appunto Paesi arabi a spronare i palestinesi ad un accordo con Israele. I palestinesi, secondo Netanyahu, in questa fase sono ancora “prigionieri delle loro concezioni” tese a negare la legittimità di Israele. La assenza di pace – ha rilevato – è da imputarsi a questo atteggiamento palestinese e non al controllo da parte di Israele dei Territori, o alla costruzione di colonie: “Prima del 1967 non c’erano né l’uno né le altre eppure cercarono di sloggiarci da Tel Aviv e da Jaffa”. Netanyahu ha infine osservato che se Israele rinunciasse al controllo militare sulla Cisgiordania essa presto diventerebbe “una rampa di lancio di missili” verso la fascia costiera israeliana.
Intanto un reportage di Haaretz riporta che migliaia di palestinesi sono fuggiti negli ultimi anni da Gaza ed ora vivono in condizioni precarie ad Atene, nella speranza di ricevere asilo. La fuga da Gaza è costosa, hanno detto questi profughi, sia che si passi dal valico di Rafah, sia che si scelgano i tunnel di contrabbando scavati sotto al confine verso il Sinai. Nel primo caso, hanno aggiunto, occorre corrompere funzionari di Hamas perché mettano i loro nomi all’inizio della lista di quanti avranno accesso in Egitto con la sporadica apertura del valico. Attualmente la lista di attesa include 25 mila nomi, e chi non ha risorse finanziarie comprende che non avrà possibilità di entrare in Egitto anche perché – secondo i profughi – una volta varcato il valico di Rafah occorre corrompere anche i militari egiziani. Egualmente esosa, la opzione del tunnel di contrabbando. Secondo stime ufficiose, i palestinesi fuggiti da Gaza sono in Grecia 4.500-6.000. Alcuni profughi hanno spiegato a Haaretz di aver deciso la fuga avendo patito sevizie nelle prigioni di Hamas.