È durato tre ore a Roma l’incontro tra Benjamin Netanyahu e il segretario di Stato americano, John Kerry, a Villa Taverna, la residenza dell’ambasciatore americano, John Phillips. La posizione del premier israeliano continua ad essere netta: “Ho detto a Kerry – ha affermato Netanyahu al termine dell’incontro – che i tentativi palestinesi ed europei di imporre condizioni a Israele serviranno solo a peggiorare la situazione nell’area e rappresentano un pericolo per noi”.
Alla vigilia dell’appuntamento in Italia, il leader israeliano aveva già ribadito l’opposizione a “qualsiasi diktat” da parte del Consiglio di sicurezza dell’Onu, sottolineando che lo Stato ebraico non si piegherà alle pressioni per fissare una scadenza per il ritiro da Cisgiordania e Gerusalemme est, come prevede la bozza di risoluzione palestinese che dovrebbe essere presentata mercoledì.
“Apprezzo molto gli sforzi del segretario di Stato – ha detto Netanyahu – volti a impedire un deterioramento della situazione nella regione”. Il premier israeliano ha spiegato che nella riunione con John Kerry si è discusso anche “di Iran, Siria, guerra allo Stato islamico e altri argomenti ancora. Ovviamente ci siamo dilungati sulla questione palestines”».
“Non accetteremo i tentativi di imporci misure unilaterali in un lasso di tempo determinato, mentre l’islamismo radicale si diffonde per il mondo intero”, aveva affermato Netanyahu, alla viglia dell’incontro. Lo Stato ebraico, aveva riferito Haaretz prima della partenza della delegazione israeliana per Roma, si aspetta che gli Stati Uniti “restino fedeli alle proprie politiche di lungo corso” e pongano il veto sulla risoluzione del Consiglio di sicurezza dell’Onu che verrà presentata da giordani e palestinesi per indurre Israele al ritiro entro i confini del 1967 nel giro di due anni.
Il capo della diplomazia Usa si recherà martedì a Londra per incontrare una delegazione palestinese guidata dal capo negoziatore Saeb Erekat e il segretario generale della Lega araba, Nabil El Arabi. Nella capitale britannica, Kerry vedrà anche alcuni ministri degli Esteri dei Paesi arabi, i quali cercheranno di spingere gli Stati Uniti a non esercitare il diritto.