Al termine del secondo incontro tra i militari e il presidente dello Zimbabwe, Robert Mugabe ha accettato di dimettersi. Lo riferiscono media locali affermando che l'annuncio è previsto con un discorso televisivo in tarda serata. Il primo incontro era avvenuto due giorni fa. Oggi nella residenza di Mugabe, che si trova agli arresti domiciliari, si è recato il capo delle forze armate Constantino Chiwenga. Fotografie dell'incontro sono state diffuse dal giornale di stato Herald, che non ha fornito ulteriori particolari sui colloqui. Il Comitato centrale del partito al potere, lo Zanu-PF, dopo aver espulso Mugabe, ha indicato il vicepresidente Emmerson Mnangagwa, al potere per 50 anni con il presidente ma da quest'ultimo silurato nei giorni scorsi e per questo riparato all'estero, come la persona destinata a diventare il nuovo capo di Stato dello strategico Paese africano. I militari sono appoggiati dal partito e dalla popolazione, ed hanno chiaramente espresso il loro dissenso di fronte all'ipotesi che il successore di Mugabe potesse essere la moglie Grace. Il partito aveva lanciato un ultimatum: dimissioni entro le 12 di domani o sarebbe scattato l'impeachment.
Il Comitato centrale dello Zanu-Pf, oltre a Mugabe, ha espulso numerosi politici di alto livello vicini alla ormai ex first lady, a sua volta cacciata dalla Women's League del partito di governo. Tra gli espulsi vi sono anche alcuni ministri. Tra gli altri i titolari dei dicasteri dell'Educazione, Jonathan Moyo, delle Finanze, Ignatious Chombo e degli Esteri, Walter Mzembi, il nipote di Mugabe Patrick Zhuwao, il ministro del governo locale Saviour Kasukuwere, e numerosi altri importanti sostenitori di Grace. Tutte le decisioni prese sono state accolte con grandi applausi e grida di giubilo dai circa 200 delegati presenti che alla fine, riferendosi a Robert Mugabe, hanno anche scandito più volte in coro “Se ne deve andare”.