Scambio di accuse fra Stati Uniti e Isis sulla distruzione della moschea al Nuri di Mosul, nella quale il Califfo Abu bakr al Baghdadi il 29 giugno del 2014 proclamò la nascita del sedicente Stato Islamico. Washington declina ogni responsabilità, affermando, attraverso il generale Ryan Dillon – portavoce della coalizione che sta combattendo il Daesh in Iraq e Siria – di “non aver condotto raid in quell’area in quel momento”. Poi l’accusa del generale Joseph Martin: “L’Isis ha compiuto un crimine storico, contro il popolo iracheno. E’ un esempio del perché questa brutale organizzazione vada annientata”.
Opposta la versione fornita dai fondamentalisti, che sul loro organo di propaganda Amaq hanno puntato il dito contro le forze militari americane, che secondo loro “hanno bombardato la moschea“. La distruzione dell’antico luogo di culto (risalente al 1172) segna un punto di svolta nella battaglia per la riconquista di Mosul, iniziata circa otto mesi fa e che ha causato la fuga di 850 mila persone. Da settimane si combatte attorno al centro storico della città, dove nei giorni scorsi si erano levate dense colonne di fumo e incessanti boati di cannoneggiamenti.
Asserragliata in una superficie di appena cinque chilometri quadrati l’Isis oppone una strenua resistenza in particolare nel settore nord-occidentale, mentre sono almeno 100 mila i civili intrappolati ed in disperate condizioni. Nell’offensiva anti-jihadisti sono impegnati in migliaia, tra forze della sicurezza irachena, combattenti curdi Peshmerga, milizie tribali sunnite e consiglieri militari assistiti dalla coalizione a guida Usa.
A gennaio di quest’anno il governo di Baghdad aveva annunciato la liberazione totale dell’area est della città, ma non aveva negato che ci sarebbero stati problemi nell’avanzata verso il centro storico, proprio dove sorgeva la moschea al Nuri. Considerato uno dei monumenti storici tra i più famosi dell’Iraq con il suo bellissimo minareto, dal pulpito di questo luogo di preghiera circa tre anni fa il leader dell’Isis, da più parti indicato come “ucciso“, era apparso con un vistoso orologio al polso destro, e nella sua predica, durata poco più di un quarto d’ora, aveva pronunciato quel celebre discorso. Rivolgendosi ai suoi fedeli al Baghdadi aveva salmodiato versi del Corano e della tradizione del Profeta. “Dopo anni di jihad e perseveranza è stato annunciato il califfato ed è stato scelto un nuovo imam“.