In seguito alla morte di padre Viejo, il Priore Generale dell’Ordine Ospedaliero, fra Jesùs Etayo, ha dato l’ordine di chiudere l’ospedale di Lunsar.Il complesso era già stato chiuso una prima volta e trattato dopo altri casi di contagio. “Per tutti noi, e in special modo per i Confratelli e i Collaboratori che sono in Sierra Leone – ha dichiarato Etayo – è un momento molto difficile. Non possiamo continuare l’attività da soli, e pertanto abbiamo bisogno del coordinamento e dell’aiuto del governo, della Chiesa e degli organismi internazionali che operano in campo sanitario, per poter realizzare un lavoro efficace e adeguato. Se ci saranno le condizioni – ha concluso – siamo disponibili affinché i nostri Centri possano costituire un altro anello della catena formata dai progetti in atto o futuri per affrontare questa difficile situazione”.
All’indomani dell’Assemblea Generale dell’Onu sull’emergenza Ebola, durante la quale il direttore dell’Organizzazione mondiale della sanità, Margaret Chan, ha incitato le Nazioni a “fare ancora di più” e “il più in fretta possibile”, le autorità sanitarie cubane hanno confermato che aumenteranno il contingente di medici e operatori sanitari da inviare in Africa occidentale per contrastare l’avanzamento dell’epidemia. Oltre ai 165 medici e infermieri che raggiungeranno il Paese africano i primi di ottobre, un nuovo gruppo di 296 medici e operatori sarà spedito in Liberia e in Guinea, le altre due aree fortemente colpite dalla febbre emorragica.
Intanto il Cdc (Centers for disease control and prevention), l’ente nazionale americano che si occupa di salute pubblica, lancia l’allarme: le statistiche dell’Oms, che stimavano l’arrivo a 20mila persone infettate entro novembre, sono state valutate in maniera eccessivamente ottimistica poiché non tengono conto dei malati non diagnosticati: 2,5 casi in più ogni contagio ufficiale. “entro gennaio 2015 – dichiarano gli analisti del Cdc – i malati potrebbero arrivare a 1,4 milioni”.