Si è spento ieri presso l’ospedale Carlos III di Madrid, in Spagna, padre Manuel Garcia Viejo, il missionario dell’ordine Ospedaliero San Giovanni di Dio del Fatebenefratelli, infettato dal virus Ebola in Sierra Leone e rimpatriato lunedì scorso. Padre Viejo è il secondo missionario che perde la vita a causa del contagio: lo scorso 12 agosto, infatti, è deceduto anche il religioso Miguel Pajares, che apparteneva allo stesso ordine e che è stato infettato in Liberia. García Viejo era un direttore medico ospedaliero dell’Ordine Ospedaliero di San Giovanni di Dio (Ohsjd) e operava nella città di Lunsar, in Sierra Leone.
In seguito alla morte di padre Viejo, il Priore Generale dell’Ordine Ospedaliero, fra Jesùs Etayo, ha dato l’ordine di chiudere l’ospedale di Lunsar.Il complesso era già stato chiuso una prima volta e trattato dopo altri casi di contagio. “Per tutti noi, e in special modo per i Confratelli e i Collaboratori che sono in Sierra Leone – ha dichiarato Etayo – è un momento molto difficile. Non possiamo continuare l’attività da soli, e pertanto abbiamo bisogno del coordinamento e dell’aiuto del governo, della Chiesa e degli organismi internazionali che operano in campo sanitario, per poter realizzare un lavoro efficace e adeguato. Se ci saranno le condizioni – ha concluso – siamo disponibili affinché i nostri Centri possano costituire un altro anello della catena formata dai progetti in atto o futuri per affrontare questa difficile situazione”.
All’indomani dell’Assemblea Generale dell’Onu sull’emergenza Ebola, durante la quale il direttore dell’Organizzazione mondiale della sanità, Margaret Chan, ha incitato le Nazioni a “fare ancora di più” e “il più in fretta possibile”, le autorità sanitarie cubane hanno confermato che aumenteranno il contingente di medici e operatori sanitari da inviare in Africa occidentale per contrastare l’avanzamento dell’epidemia. Oltre ai 165 medici e infermieri che raggiungeranno il Paese africano i primi di ottobre, un nuovo gruppo di 296 medici e operatori sarà spedito in Liberia e in Guinea, le altre due aree fortemente colpite dalla febbre emorragica.
Intanto il Cdc (Centers for disease control and prevention), l’ente nazionale americano che si occupa di salute pubblica, lancia l’allarme: le statistiche dell’Oms, che stimavano l’arrivo a 20mila persone infettate entro novembre, sono state valutate in maniera eccessivamente ottimistica poiché non tengono conto dei malati non diagnosticati: 2,5 casi in più ogni contagio ufficiale. “entro gennaio 2015 – dichiarano gli analisti del Cdc – i malati potrebbero arrivare a 1,4 milioni”.