Cattive notizie arrivano dalla Grecia: l’agenzia Moody’s taglia il rating della Grecia da “Caa1” a “Caa2”. Questo significa che la probabilità di un default greco continua ad aumentare con il passare delle settimane e in mancanza di un accordo con i creditori: infatti il rating Caa2 è associato con una probabilità su quattro di default in due anni. Questo perché, come afferma Moody’s “il governo greco e i creditori restano distanti” da un’intesa che non appare a portata di mano. Inoltre, “c’è un’elevata incertezza sul fatto che venga raggiunto un accordo in tempo per onorare i pagamenti”, dice l’agenzia, sottolineando che “il risultato finale sarà legato a decisioni politiche a livello europeo”. Ritiene che ci siano significativi rischi di attuazione anche se un accordo venisse raggiunto, dato l’indebolimento dell’economia e il fragile contesto politico internazionale.
Mentre da Atene trapelano notizie sull’accelerazione impressa dal governo alla formulazione del piano di riforme, tra Berlino e Francoforte si intensificano i ragionamenti, non così nascosti, sui “piani B”. Una delle ipotesi è un default senza uscita dall’auro, con una sorta di mini assegni ad uso interno, combinato con “piano umanitario”, un programma di emergenza della Ue che scongiurerebbe il collasso delle banche e garantirebbe aiuti per la popolazione. Ma questo significherebbe un cambio di governo, o addirittura, un governo tecnico.
Le incognite politiche sono molte, prima tra tutte la decisione di Tsipras, che potrebbe preferire tornare alla dracma piuttosto che farsi commissariare. Già dall’ultimo eurogruppo, comunque, molti ministri delle finanze hanno chiesto che si discutessero dei “piani B”, e sembra diventare una possibilità reale il Grexit. In particolare Jens Weidemann, presidente della Bundesbank, ha dichiarato che “se uno Stato membro dell’unione monetaria decide di non rispettare i proprio impegni e smette di pagare i creditori, un default disordinato è inevitabile”. Intanto si avvicina a grandi passi la scadenza temuta dell’eurozona del 12 maggio, giorno in cui Atene dovrà rimborsare il Fmi, e nelle mani dei governi europei non è ancora arrivata una proposta.