Spiragli di pace e dialogo? Forse. Il summit intercoreano, che consegna alla storia l'immagine sorridente dei due leader Kim Jong-un e Moon Jae-in, resterà indubbiamente un passaggio chiave per il futuro assetto geopolitico dell'Est del mondo. Va da sé che, dopo un 2017 di escalation missilistica e di gravi attriti fra Washington e Pyongyang, la strategia della distensione operata dal presidente sudcoreano ha conotribuito a porre i primi pilastri sia per il vertice di Panmunjom che per il futuro faccia a faccia fra Kim e Donald Trump. Ma, tralasciando per un momento il pur centrale nodo della denuclearizzazione, la questione coreana presenta altre sfaccettature altrettanto fondamentali ed egualmente bisognose di una rapida risoluzione, dai diritti umani all'aspetto economico e politico. Tematiche che rischiano di restare fuori dall'eredità storica dell'incontro fra i due leader asiatici. In Terris ne ha parlato con il dott. Sergio Miracola, ricercatore e analista geopolitico dell'Istituto per gli studi di geopolitica internazionale (Ispi).
Dott. Miracola, il summit fra le due Coree ha lanciato segnali positivi sul piano della distensione ma alcuni punti chiave restano sopiti, a cominciare dal tema dei diritti umani…
Direi che si tratta di una questione centrale che, però, non è stata affrontata oggi e che non possiamo dire se verrà mai affrontata in futuro, nonostante i suoi molti aspetti cruciali. Resta in piedi, ad esempio, la questione delle sparizioni: sappiamo di tre cittadini statunitensi detenuti ma anche di un'equipe di 40 scienziati giapponesi, andati in Corea del Nord per assistere il governo in programmi scientifici e dei quali non si è più saputo nulla. Moon Jae-in, vero fautore di questo summit, aveva in qualche modo messo in conto di affrontare il tema ma, alla fine, non è stato sollevato. Parlarne direttamente, probabilmente, avrebbe rovinato l'atmosfera di dialogo ottenuta per questo incontro.
Ritiene che la questione sarà tralasciata anche in futuro?
Anche il discorso economico in realtà è stato poco affrontato durante il vertice fra Kim e Moon. Per esempio, in maniera molto approssimativa si è discusso della regione industriale di Kaesong, chiusa da alcuni anni, un argomento che pure coinvolge direttamente sia Seul che Pyongyang in quanto situata su un'area intercoreana e bisognosa di un'interazione fra entrambe le parti in causa. Possiamo dire quasi certamente, però, che il tema dei diritti umani non verrà affrontato eppure è davvero una questione di vitale importanza: quando uno dei cittadini statunitensi detenuti in Nord Corea è rientrato nel suo Paese lo ha fatto in condizioni non buone e, dopo alcuni giorni, è deceduto. La sua famiglia ha persino intentato una causa con Pyongyang, ovviamente simbolica perché consapevole di non poterla vincere.
Si tratta di una scelta precisa?
L'impressione è che questi argomenti non vengano trattati perché potrebbero rivelarsi un deterrente al raggiungimento dell'accordo di pace. E al momento traspare l'idea che un trattato potrebbe essere l'unico effettivo risultato possibile da questo summit.
Possiamo definire il vertice di Panmunjom come propedeutico all'eventuale faccia a faccia fra Kim e Trump?
Sì, ritengo sia una lettura corretta. E' chiaro che attorno al tema della denuclearizzazione della Corea ruota anche il ruolo degli Stati Uniti perché l'obiettivo resta questo: far desistere Pyongyang dall'accrescere il suo ruolo di potenza atomica. Senza gli Usa difficilmente si arriverà a qualche risultato, per questo il summit di oggi può essere definito preparatorio al confronto Trump-Kim. Va comunque dato atto a Moon di aver pianificato il tutto in modo molto preciso: al suo primo anno di governo, ha voluto dimostrare non solo che la politica di dialogo funzioni ma anche che la Corea è una Penisola indipendente e che lui può emergere come un leader forte. Per quanto riguarda gli aspetti più delicati, il sentore è che potrebbero restare sommersi: il premier nipponico Abe era consapevole che alcuni aspetti (fra i quali i diritti umani) non sarebbero stati trattati. E la sua visita a Trump potrebbe essere servita anche a ottenere qualche garanzia che possano rientrare fra gli argomenti del futuro ed eventuale incontro tra il presidente e il leader nordcoreano. Uno scenario che resta comunque improbabile.