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Ministro palestinese ucciso durante gli scontri in Cisgiordania

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Tre giorni di lutto nazionale sono stati annunciati dal presidente Abu Mazen per la morte del ministro palestinese Ziad Abu Ein, morto questa mattina a Turmus Aya. Degli attivisti palestinesi stavano manifestando nei pressi dell’insediamento israeliano di Shilo per ottenere il permesso di piantare alcune piante di ulivo, quando sono scoppiati degli scontri. Il ministro per gli affari delle colonie e del muro si trovava insieme agli attivisti. Un video è stato diffuso sulla Youtube e mostra i soldati israeliani che sparano gas lacrimogeni contro decine di uomini in marcia “armati” di alberelli di ulivo.

Salah Hawajeh, un testimone dell’incidente, avrebbe visto il primo ministro essere afferrato violentemente per il collo e poi cadere a terra mentre con le mani al torace, a quanto sembra sarebbe stato colpito con il calcio del fucile. Secondo un altro testimone il ministro sarebbe stato colpito da un candelotto sparato dall’esercito, mentre un portavoce dll’Anp ha dichiarato che il ministro è rimasto intossicato dai lacrimogeni, è entrato in coma e poi una volta arrivato all’ospedale i medici hanno dichiarato il decesso. Molte versioni differenti sulla morte di un uomo, tanto più che dall’ospedale arriva un’ulteriore versione: Ziad Abu Ein sarebbe sì rimasto intossicato dai lacrimogeni, ma sarebbe anche stato colpito alla testa con un casco e al petto con un oggetto, ancora non identificato, dai militari.

“È un atto barbaro su cui non faremo silenzio – ha dichiarato il presidente Abu Mazen – avvieremo i necessari passi dopo aver appreso i risultati delle indagini sulle circostanze della morte”. “L’uccisione del ministro Abu Ein è un ulteriore esempio delle feroci e arroganti azioni commesse da Israele contro i palestinesi – ha dichiarato il capo negoziatore paletinese Saeb Erekat – il nostro fratello è morto mentre partecipava alla Giornata Internazionale per i Diritti Umani e piantava alberi di ulivo che simboleggiano la speranza di pace e giustizia”.

Manuela Petrini: