Anche l’esercito in Indonesia darà il via entro la fine del mese a una serie di esercitazioni militari – le prime nella zona – concentrate nell’area di Poso, città delle Sulawesi centrali. La conferma arriva dal ministro per le Politiche della sicurezza e gli affari legali Tedjo Edy Purdijatno, secondo cui la finalità è quella di garantire la sicurezza in occasione della regata annuale che si terrà a settembre nelle acque del golfo di Tomini. Ma secondo analisti ed esperti di politica la gara di vela è solo un pretesto, perché dietro le esercitazioni ci sarebbe il proposito di sventare la minaccia dei movimenti terroristi attivi da tempo nella zona. Alla guida di questi gruppi islamisti vi è il leader jihadista Santoso, da tempo ricercato numero uno della polizia nazionale. Egli, insieme ai gruppi militari che lo seguono, ha trovato rifugio nelle zone montagnose o nelle foreste che circondano la città.
La situazione della sicurezza di Poso è tuttora fragile e provvisoria, come conferma Lian Gogali, attivista locale per i diritti delle donne. Ormai omicidi, episodi di violenza e terrorismo sono all’ordine del giorno, senza che la polizia sia finora riuscita a intervenire e ad arginare la situazione. È da novembre scorso che si registra un’escalation di attacchi, sequestri, omicidi di matrice islamista, nonché mutilazioni barbare dei corpi. Secondo il ministro Purdijatno, la sicurezza “è la nostra principale fonte di preoccupazione” per la presenza di molti team stranieri che aderiscono alla manifestazione, che si dovrà svolgere senza “alcun problema”. E rispondendo a una domanda sulla situazione dell’area, si è lasciato sfuggire che “presto” l’intervento dell’esercito riporterà diritto, legalità e pieno controllo nella regione.
Ma la zona anche in passato è stata teatro di violenze, tra il 1997 e il 2001 l’isola di Sulawesi e le vicine Molucche, hanno visto un conflitto sanguinoso tra cristiani e musulmani. Migliaia le vittime di violenze, chiese e moschee distrutte, case rase al suolo, quasi mezzo milione gli sfollati. Nel dicembre del 2001 è stata sottoscritta una tregua fra i due fronti a Malino, attraverso un piano di pace favorito dal governo. Questo non è servito a fermare episodi sporadici di terrore che hanno colpito spesso innocenti, come l’uccisione di alcuni pastori durante le funzioni del fine settimana e la decapitazione di tre ragazzine che si recavano a scuola.