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Milizie curde: nervi tesi tra Usa e Turchia

La Turchia “non può accettare la condizione” della protezione delle milizie curde dell'Ypg, che sono “terroristi“, posta dagli Usa per il ritiro delle loro truppe dalla Siria. Così il presidente Recep Tayyip Erdogan al gruppo parlamentare del suo Akp.

Mancato incontro

Il leader turco non ha ricevuto consigliere per la Sicurezza Nazionale americano John Bolton, oggi in visita ad Ankara per colloqui proprio sul futuro della Siria. “Se ci sono altri terroristi che cercano di ostacolare i nostri sforzi, certamente ci occuperemo anche di loro”, ha detto Erdogan, tornando a minacciare un'offensiva per cacciare l'Ypg dal nord della Siria e ribadendo che l'esercito turco ha completato la preparazione per questo eventuale attacco.

La questione curda

Insieme a Bolton, erano giunti il capo di Stato maggiore John Dunford e l'inviato speciale per la Siria e la Coalizione anti-Isis James Jeffrey. Quest'ultimo – figura chiave dei negoziati ed ex ambasciatore in Turchia piuttosto gradito a Erdogan – è peraltro atteso nelle prossime ore nel nord della Siria per cercare di rassicurare i curdi. Ed è soprattutto a livello militare che le consultazioni proseguono intense tra i due maggiori eserciti della Nato. Ankara ribadisce che non intende chiedere il “permesso” per difendere la sua sicurezza nazionale, ma sta comunque cercando di coordinare con gli Usa le operazioni in Siria. Cruciali sono il destino delle armi pesanti fornite ai curdi per combattere i jihadisti e il controllo di almeno 16 basi americane in Siria, che i turchi vorrebbero controllare o vedere distrutte. Alla finestra restano la Russia e Bashar al Assad, cui i curdi si sono già rivolti per un'eventuale protezione. “Saremo pronti” in caso di attacco turco, ha ribadito oggi il loro braccio politico Pyd. La smobilitazione Usa potrebbe avvenire tra 4 mesi, avrebbe detto Bolton. E senza un'intesa tra le forze in campo, il conflitto siriano potrebbe tornare a infiammarsi.

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