L’accordo sui migranti tra Turchia e Unione Europea sarebbe stato prorogato per il 2017. Lo indicano fonti del ministero degli Esteri di Ankara, dopo che il presidente Recep Tayyip Erdogan aveva nuovamente minacciato di aprire le frontiere se entro la fine dell’anno Bruxelles non avesse concesso la liberalizzazione dei visti per i cittadini turchi
Secondo le fonti, nonostante non ci sia al momento un accordo sugli emendamenti alla legge antiterrorismo, che rientrano tra i criteri richiesti dall’Ue per l’esenzione dai visti, gli ultimi incontri tra le parti hanno evidenziato un “approccio positivo” e un effettivo ritorno al dialogo in vista di un probabile summit Ue-Turchia, da tenersi nei primi mesi del 2017. Nei giorni scorsi, Ankara avrebbe presentato a Bruxelles una nuova proposta proprio per superare lo stallo sui visti.
Tra le ipotesi, ci sarebbe quella di un monitoraggio da parte del Consiglio d’Europa dell’applicazione della normativa antiterrorismo, senza modificarla sulla carta. Il dialogo, auspicano in Turchia, dovrà riguardare anche un’accelerazione e ridefinizione del trasferimento dei fondi previsti nell’ambito dell’accordo con l’Ue. Secondo Ankara, finora sono stati effettivamente trasferiti 667 milioni di euro sui 3 miliardi promessi.
L’intesa, siglata lo scorso anno, prevede, tra le altre cose, la possibilità di respingere in Turchia migranti e profughi sulla rotta balcanica che non presentino domanda d’asilo alle autorità greche. Secondo il piano si tratta di una misura “temporanea e straordinaria, necessaria per porre fine alle sofferenze umane e ripristinare l’ordine pubblico”. L’Agenzia dell’Onu per i rifugiati (Unhcr) assistere i respingimenti. Tutti i costi saranno coperti dalla Unione europea. Bruxelles inoltre ha accettato l’impegno di Ankara che i migranti tornati in Turchia vengano protetti in base agli standard internazionali. Per ogni profugo siriano che viene rimandato in Turchia dalle isole greche un altro siriano verrà trasferito verso l’Unione europea attraverso dei canali umanitari. Donne e bambini avranno la precedenza in base ai “criteri di vulnerabilità stabiliti dall’Onu”.
Ma il vero nodo è quello legato all’impegno, assunto da Bruxelles, ad aprire nuovi capitoli relativi all’adesione della Turchia alle Ue “non appena possibile”. L’accordo è stato, infatti, siglato 4 mesi prima del tentato golpe contro Erdogan e il conseguente giro di vite sulla sicurezza nazionale inferto da Ankara. Le centinaia di arresti eseguiti dalla polizia turca nei confronti dei sospetti aderenti alla rete di Fetullah Gulen e dei politici curdi accusati di essere vicini al Pkk ha raggelato i rapporti tra le parti. Lo scorso mese il parlamento di Strasburgo ha votato a favore dello stop dei negoziati con la Turchia. Una decisione su cui la Commissione, però, si mantiene cauta. Il rischio è quello di spingere Ankara nell’orbita della Russia, con la quale i rapporti, a oltre un anno dall’incidente del Su-24, sono decisamente migliorati.