Scontri e disordini al confine tra Guatemala e Messico per l'arrivo di una “carovana” composta da circa 3mila migranti honduregni partiti una settimana fa da San Pedro Sula e diretta verso gli Stati Uniti.
Scontri
Un gruppo di persone ha cercato di forzare la recinzione in acciaio per attraversare la frontiera, trovando, tuttavia, l'opposizione della polizia messicana che ha dispiegato centinaia di mezzi (compresi droni ed elicotteri) ed ha inviato uomini in tenuta anti sommossa a difesa del confine dove sono stati usati anche lacrimogeni. I media locali hanno mostrato le immagini dei migranti che sfondavano i cancelli a Tecùn Umàn per poi riversarsi sul ponte internazionale “dr. Rodolfo Robles” al grido di “Sì se puede” (“Sì possiamo farcela”). Alcuni giovani hanno risposto con lanci di pietre, ma i tafferugli sono durati meno di mezz'ora, dopodiché sul posto è tornata una calma precaria. Il bilancio dei disordini è di almeno una decine di feriti, fra cui quattro poliziotti. Le autorità, riporta Cnn, hanno poi permesso il passaggio ai bambini e a 15 donne.
Gli Usa
Donald Trump ha seguito la vicenda in diretta, ringraziando la polizia messicana per l'intervento. “Spero continuino in questo modo” ha twittato. E poi ancora “Non verranno nel nostro Paese. Devono tornare indietro”, minacciando di usare l'esercito. Da Città del Messico, il segretario di Stato Usa, Mike Pompeo, ha accusato i migranti di utilizzare donne e bambini come scudi umani, dichiarando anche supporto totale al governo messicano e al presidente Enrique Pena Nieto. Prima dei disordini Pompeo aveva ribadito all'omologo messicano Luis Videgaray la richiesta di Trump di “fermare la Carovana diretta verso il territorio statunitense”. In caso contrario gli Usa erano pronti a schierare le proprie truppe sul confine. “Si tratta di un problema che va risolto con urgenza” aveva aggiunto il segretario di Stato. “Siamo coscienti che il Messico affronterá questa emergenza nel rispetto della sua sovranitá”. Da parte sua Videgaray aveva sostenuto che “dobbiamo trovare una via d'uscita alla crisi applicando la legge, ma sempre con un criterio umanitario e pensando all'interesse degli emigranti”.
Tregua fragile
Sul confine ora regna la calma. Ma si tratta di una tregua provvisoria, non sostenibile a lungo. I migranti, infatti, non hanno a disposizione generi di conforto di alcun tipo, né rifugi o servizi sanitari.