La guerra ai cartelli della droga hanno fatto di Reynosa, località messicana situata al confine col Messico, una città blindata. Ieri pomeriggio la polizia ha sferrato un nuovo attacco contro gli esponenti del cartello narcos locale. Per ore gli abitanti sono rimasti chiusi in casa mentre nelle strade venivano erette barricate con auto incendiate e volavano proiettili come nei film western.
Un’autentica battaglia innescata – secondo la Bbc – dal tentativo di arresto del boss locale Jose Tiburcio Hernandez Fuentes, soprannominato El Gafe. Jose è stato assurto recentemente a capo del cartello del Golfo, dopo l’uccisione e gli arresti dei suoi predecessori avvenuti nei mesi scorsi. Al momento, il bilancio è di almeno 3 morti – secondo la polizia si tratterebbe di killer del Cartello del Golfo – e di 2 feriti tra le forze dell’ordine. Il quotidiano locale El Manana ha riportato che le autorità americane hanno sigillato il confine. Reynosa infatti, che conta circa 600 mila abitanti, forma di fatto un unico agglomerato urbano di 2 milioni di persone con la texana McAllen.
La guerriglia tra Governo messicano e cartelli narcos va avanti da decenni. Lo stesso presidente della Commissione Nazionale per i Diritti Umani, Luis Raul Gonzalez Perez, quando il 2 febbraio scorso si è presentato davanti all’Onu, ha dovuto ammettere che il Paese non può dire con certezza quante siano le persone morte e scomparse durante la “Guerra al Narcotraffico” e nemmeno per colpa di chi. Le stesse autorità hanno pubblicamente dichiarato di aver smesso di contare le vittime. “La divulgazione di tali informazioni – hanno dichiarato i portavoce governativi – sarebbe più dannosa di qualsiasi interesse questa possa creare” e “il numero di fosse comuni (e di cadaveri in esse contenuti) è così grande che per calcolarlo ci sarebbe bisogno di generare un’interruzione sostanziale e irrazionale nelle attività dell’area designata a produrre l’informazione”.