Grazie alla sua fuga in pieno stile “film di Hollywood” è libero l’uomo più ricercato nel mondo. Come era già accaduto nel 2001, il potente narco-boss Joaquin Chapo Guzman è riuscito a evadere usando condotto e scale di un carcere di massima sicurezza in Messico, e infine è uscito attraverso un tunnel scavato da complici, che lo ha portato lontano dal penitenziario.
L’evasione è avvenuta nella notte, tra l’incredulità di milioni di messicani e mettendo in imbarazzo la sicurezza del Paese. Il presidente Enrique Pena Nieto ha definito la “fuga da Alcatraz” come “un affronto allo Stato messicano”. Il Chapo, 58 anni, è stato considerato dalla rivista Forbes tra gli uomini più ricchi del mondo, è inoltre noto per la sua spietata violenza. Per anni è stato alla guida del temibile cartello narco di Sinaloa. Nel febbraio 2014, il suo arresto nella città costiera di Mazatlan era stato accolto come un grande successo della polizia, sia per il Paese che per gli Stati Uniti. Quel giorno Guzman era caduto in trappola, ponendo così fine a una caccia all’uomo lunga 14 anni, dal lontano 2001, quando il boss era riuscito a evadere da un carcere di massima sicurezza di Jalisco, nascosto in un carrello di panni sporchi della lavanderia.
Se questa fuga ha dell’incredibile, quella avvenuta nella notte lo è ancora di più. A raccontare l’evasione dal carcere di Altipiano – fino a oggi considerato a prova di qualsiasi fuga – è stato Monte Alejandro Rubido, responsabile della sicurezza messicana. Il Chapo è scappato pochi minuti prima delle 21 di ieri, dal settore “delle docce, al termine di una giornata normale. Alle 8 di sera aveva preso la sua dose giornaliera di medicine”. La sua assenza è stato poi scoperta grazie alla videosorveglianza, ed è scattato l’allarme. Dopo aver setacciato il carcere è stato trovato un buco di 50 centimetri che portava a un tunnel un metro e mezzo sotto al pavimento. L’edificio dove si trova il tunnel comunica con “un condotto verticale di dieci metri di profondità, raggiungibile con una scala, che porta a sua volta – ha aggiunto – a un altro passaggio di 1,70 m di altezza e 70 cm di larghezza”.
Da lì si raggiunge un tunnel di 1.500 metri in Pvc, che ha ventilazione e luce, ma anche una motocicletta riadattata per portare via i detriti e gli attrezzi usati nella fuga. Sul tunnel sono stati trovanti anche “bombole d’ossigeno e altri oggetti”, ha aggiunto il responsabile della sicurezza. “Il condotto sfocia in un immobile abbandonato nella zona della Colonia Santa Juanita”, dove sono chiare le tracce “di uomini che hanno lavorato sul posto”, ha concluso il testo letto da Rubido, che non ha voluto rispondere alle domande dei giornalisti. Comunque, da subito è scattata nella zona un’ampia operazione di rastrellamento, e l’aeroporto di Toluca è stato chiuso.
Dopo la prima fuga nel 2001, il Chapo riuscì a raggiungere il Guatemala, mentre tutto il Paese continua a chiedersi come sia stata possibile la fuga, la cui preparazione ha evidentemente richiesto molti mesi di lavori, sul terreno, riflessioni di logistica e molti attrezzi.