Continuano gli sforzi dei soccorritori per tentare di salvare le persone ancora vive intrappolate sotto le macerie degli edifici crollati in Messico a causa del devastante terremoto di martedì che ha provocato almeno 250 morti di cui 115 nella capitale. E il simbolo di questa drammatica corsa contro il tempo è il lavoro delle squadre di soccorso per trarre in salvo Frida, una bambina di 12 anni rimasta intrappolata sotto le macerie del “Colegio Enrique Rebsamen” di Città del Messico. I soccorritori sono a pochi centimetri dalla bambina ma la Marina militare messicana ha messo in guardia contro notizie troppo ottimistiche sui progressi dei soccorsi. Le ricerche tra le macerie della scuola elementare si sono intensificate ieri pomeriggio, quando i soccorritori hanno stabilito il contatto con la 12enne e gli esperti hanno indicato che – secondo le temperature rilevate – sotto la struttura crollata potrebbero esserci altri due sopravvissuti. Ieri è stata tratta in salvo una bambina di 7 anni che era stata localizzata ancora viva sotto le macerie della stessa scuola elementare. Ieri Frida è riuscita a muovere le dita, mostrando di essere ancora viva. Un particolare che è divenuto simbolo della speranza per tutto il Messico. Frida si trova sotto il tavolo di marmo dell’aula di inglese della prima elementare della scuola, precisano i media locali, sottolineando i rischi di crolli provocati dai movimenti tra le macerie che potrebbero così compromettere le operazioni di soccorso. Dall’interno della scuola è stato estratto il corpo di una maestra di 58 anni.
L’eroe dei soccorsi
La disperata ricerca dei bambini della scuola elementare ha anche un eroe, di cui nessuno conosce il cognome: lo chiamano Jorge “Houston”, ed è già diventato una leggenda. E’ chiaro che il suo nome è Jorge, ma il nome della città texana “Houston” è solo quello che si legge sulla felpa blu che indossa per infilarsi fra le macerie della scuola, favorito dalla sua estrema magrezza, per aiutare gli specialisti della Marina Militare che dirigono le operazioni. Secondo la stampa locale, il ruolo di questo sconosciuto con la felpa blu è stato cruciale per scoprire le quattro persone – tre bambini e un adulto – ancora vive sotto le macerie della scuola, che sono diventate il simbolo della lotta dei soccorritori per mettere in salvo i superstiti del violento terremoto.
Donazioni dai colossi del web
Intanto si moltiplica la solidarietà del mondo intero. Google e Facebook doneranno entrambe un milione di dollari per sostenere il Messico: lo hanno annunciato gli amministratori delegati delle due compagnie, Sundar Pichai e Mark Zuckerberg, con due post sui social. “Facebook contribuirà a sostenere gli sforzi di soccorso sul territorio con un milione devoluto alla Croce Rossa messicana” ha scritto Zuckerberg sul suo social network. “Stiamo inoltre collaborando con l’Unicef per rinunciare alla tassa su ogni donazione alla loro organizzazione fatta attraverso i nostri strumenti, e destinare quel denaro al soccorso in Messico”. “I nostri cuori sono con la gente messicana dopo il terremoto devastante”, ha scritto su Twitter il numero uno di Google, Pichai, impegnandosi a donare un milione di dollari.
Il contributo del S. Padre
Papa Francesco, mediante il Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, ha stabilito di inviare un primo contributo di 150 mila dollari per il soccorso alle popolazioni in questa fase di emergenza. “Tale somma – si legge in una nota della S. Sede – che verrà ripartita, in collaborazione con la Nunziatura Apostolica, tra le diocesi maggiormente toccate dalla calamità, sarà impiegata in opere di assistenza ai terremotati e vuol essere un’immediata espressione del sentimento di spirituale vicinanza e paterno incoraggiamento nei confronti delle persone e dei territori colpiti, manifestato dal Santo Padre nel corso dell’Udienza Generale di mercoledì”. Un contributo “che accompagna la preghiera, specialmente rivolta alla Vergine di Guadalupe, a sostegno dell’amata popolazione messicana”.