Sarà una giornata infuocata in Messico, dove 89 milioni di elettori sono chiamati alle urne per decidere chi sarà il prossimo presidente del Paese, oltre ai capi di Camera e Senato, 1.164 sindaci e anche alcuni governatori dei 31 Stati messicani. Un voto funestato, nella giornata di ieri, dall'omicidio di tre militanti del Partito rivoluzionario istituzionale (Pri), uccisi a una manciata di ore dall'apertura dei seggi durante uno scontro con un gruppo di appartenenti al Partito della rivoluzione democratica (Prd), andato in scena per le vie di Morelia, nel Michoacàn. Secono quanto riferito dal quotidiano 'Proceso', otto persone sono state arrestate per presunto coinvolgimento nella morte dei tre (di età compresa fra i 28 e i 53 anni): due di loro sono stati uccisi, secondo i media, da colpi d'arma da fuoco, mentre il terzo per le violente percosse subite.
I candidati
Nel frattempo, i seggi sono stati aperti e i messicani hanno iniziato a riversarsi nelle sedi elettorali per esprimere la loro preferenza. Occhi puntati sul futuro presidente che, secondo i tabloid del Tricolor, uscirà fuori da una sfida a tre fra Andrés Manuel Lopez Obrador (Morena), Ricardo Anaya (leader della coalizione fra Pan e Prd) e José Antonio Meade (Pri). Secondo i sondaggi, leggermente avanti il candidato della sinistra, Obrador, 64 anni e leader di un movimento piuttosto giovane (fondazione nel 2012). Alle spalle, però, un importante passato politico e ben due tentativi di arrivare al vertice nazionale a Città del Messico, sfiorando l'obiettivo nel 2006 quando, alla guida del Prd, perse le elezioni per meno di un punto percentuale, scatenando una serie di proteste spontanee contro il rifiuto delle autorità messicane al riconteggio delle schede. Ci ha riprovato, con minor fortuna, anche nel 2012.
Trump, Obrador e i nuovi scenari
Stavolta, però, il leader di Morena potrebbe davvero fare il colpaccio: secondo i sondaggi pre-elettorali, il vantaggio di Obrador è piuttosto consistente (addirittura tra i 10 e i 20 punti percentuali) e, fosse infine lui a prendere il posto di Enrique Pena Nieto, il Messico si ritroverebbe con un governo di sinistra, dato piuttosto insolito negli ultimi tempi nell'America latina, dove i partiti di destra hanno guadagnato molti consensi in diversi Paesi. Ma un'eventuale elezione di Obrador rappresenterebbe anche una svolta nei rapporti con i vicini Stati Uniti, in quanto i rapporti fra il leader di Morena e il presidente Donald Trump sono tutt'altro che cordiali. Al futuro presidente, infatti, spetterà il compito di affrontare temi caldi, non ultimo quello dell'immigrazione alla frontiera del Rio Bravo e del muro di confine, vero punto cruciale di ogni ventura politica fra Messico e Usa. Non è escluso che l'atteggiamento di Trump nei confronti dei migranti messicani possa aver indirettamente favorito Obrador nella raccolta di consensi, con ampie possibilità di chiusura dell'era bipolarista fra Pri e Pan. I seggi elettorali chiuderanno alle 17 (le 24 in Italia).