Ci sono quelli che credono di poter risolvere tutti i problemi da soli e che pensano solo a se stessi: ebbene, si tratta di nazionalismo nella sua forma più pura”. Così Angela Merkel nel suo discorso al dibattito generale del Bundestag, a proposito del patto globale per la migrazioni delle Nazioni Unite.
Il senso del patriottismo
Il nazionalismo, ha scandito la cancelliera, “non è patriottismo. Perché patriottismo è per esempio quando nell'interesse della Germania si considerano anche gli altri“. Il che, in realtà, significa alla fine “accettare delle situazioni win-win“, specifica Merkel.
Il discorso
Per quel che riguarda la proposta del patto globale targato Onu “per una migrazione ordinata e sicura“, la cancelliera la appoggia con forza e senza riserve, con un discorso già definito “molto combattivo” da molti osservatori. “Questo patto è il modo giusto per rispondere a problemi globali e per cercare di risolverli insieme”. La domanda, dice Merkel, “è con quanta umanità si tratta la migrazione illegale, come le persone si impegnano a trattare gli altri ovunque in maniera ragionevole e responsabile“. Tenendo presente, al tempo stesso, che “non vengano toccate la sovranità del nostro Paese né la nostra legislazione”.
Accoglienza
In proposito, la cancelliera ha ricordato l'autunno del 2015, quando, con la sua cosiddetta “politica delle porte aperte“, l'onda migratoria arrivò al suo apice con oltre un milione di profughi accolti in Germania: “Allora ci rendemmo conto che non ci potevamo semplicemente sganciare dalla sofferenza che vi è fuori dall'Europa. Fu allora che i tedeschi si resero conto che è impossibile risolvere i problemi delle migrazioni fuori da un contesto internazionale e di capire che nessun Paese ci può riuscire da solo”. Certo, il patto sulle migrazioni “non sarà vincolante, ma questo non ne diminuisce il valore“. Merkel spiega che in Germania “le persone ottengono una sicurezza di fondo e hanno accesso al sistema sanitario: ma questo deve diventare il caso anche in molti altri Paesi, in modo che non siano solo poche le nazioni che siano la destinazione di migranti e profughi”.