La notizia era nell'aria da alcuni giorni ma solo oggi ha avuto modo di essere pienamente confermata: il consigliere per la Sicurezza nazionale, il generale H.R. McMaster, è stato licenziato e sostiuito con l'ex ambasciatore statunitense presso le Nazioni Unite, John “Super-Hawk” Bolton. Una decisione che rientra nel rimpasto voluto dal presidente all'interno del suo gabinetto, ampiamente rivisto nelle ultime settimane a partire dalle dimissioni di Hope Hicks e Gary Cohn fino all'avvicendamento (comunicato via Twitter) fra Tillerson e Pompeo nel ruolo di segretario di Stato. La sostituzione di McMaster con Bolton significa un netto cambio di rotta nell'ambito della Sicurezza nazionale e, nondimeno, un ulteriore colpo d'ascia al recente passato del Tycoon, sempre più propenso a rivedere più o meno in toto l'entourage che lo ha fin qui assistito in questo primo anno alla Casa Bianca.
McMaster: “Orgoglioso di aver servito la Nazione”
McMaster, da parte sua, l'ha presa con estrema professionalità: “Sono grato al presidente Donald Trump per l'opportunità e di aver servito lui e la nostra Nazione come consigliere per la Sicurezza nazionale. Dopo 34 anni di servizio alla nostra Nazione, sto chiedendo di andare in pensione dall'esercito Usa questa estate, dopodiché lascerò il servizio pubblico”. Finito l'incarico a Washington, il generale ha dunque deciso di terminare anche la sua carriera nell'Us Army, dicendosi comunque “orgoglioso” di aver servito con lo staff della Sicurezza nazionale. Dichiarazioni che, di fatto, appoggiano indirettamente la versione della Casa Bianca, dalla quale è stato spiegato che le dimissioni di McMaster erano state concordate proprio in vista della sua pensione. Il 9 aprile ci sarà il passaggio di consegne, con il super-falco Bolton che prenderà possesso del suo nuovo ruolo e del suo nuovo posto, a strettissimo contatto con il Tycoon. Non che tale avvicendamento sia una vera e propria novità: su quella poltrona, infatti, Bolton è già il terzo a sedersi, dopo il licenziamento di Michael Flynn, coinvolto nel Russiagate e, per l'appunto, l'addio di McMaster.
Il nodo Putin
La botola sotto i piedi del generale si è aperta dopo che, negli ultimi giorni, aveva fatto parecchia eco mediatica la sua divergenza sul tema Putin rispetto alla linea d'azione del presidente, essendo McMaster, l'uomo di Declaration of duty (volume fortemente critico sul Vietnam), latore di un monito formale al Tycoon sul porgere congratulazioni al rieletto presidente russo. Una difformità che era trapelata dalle pagine del 'Washington post', mandando Trump su tutte le furie e accelerando in modo irreversibile il piano inclinato della posizione del generale, già compromessa quando, in febbraio, dichiarò che il procuratore Mueller “ha trovato prove incontrovertibili sull’interferenza russa nelle elezioni americane”, di fatto riconoscendo gli sviluppi del Russiagate. Sulla questione Putin, Bolton ha già detto la sua, bollando come “inaccettabili” tali fughe di notizie e sostenendo come le congratulazioni a Putin altro non siano state che “una questione di garbo”. Posizione indubiamente differente rispetto a quella del precedente National security advisor ma, del resto, il “super-hawk” aveva mostrato convergenza con Trump anche sulla linea dura nei confronti della Corea del Nord. A ogni modo, l'avvicendamento fra McMaster e il suo successore avverrà in modo lineare, come richiesto dal presidente.