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MARKOV RIFIUTA L’ESTRADIZIONE: “SONO UN PERSEGUITATO POLITICO”

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Ha rifiutato l’estradizione l’oppositore filorusso Markov arrestato mercoledì a Sanremo su mandato d’arresto dell’Interpol chiesto dal governo di Kiev che lo ritiene responsabile delle violenze ai danni di alcuni manifestanti scoppiate durante una manifestazione a Odessa nel 2007. Alla domanda di rito posta dal presidente della corte d’appello Francesco Mazza Galanti, se acconsentisse all’estradizione nel suo Paese natale, Markov ha risposto negativamente, dichiarandosi sostanzialmente un perseguitato politico.

Dopo la convalida dell’arresto da parte dei giudici genovesi, Markov è stato riportato nel carcere di Sanremo. L’avvocato Enrico Scopesi non ha escluso di presentare nelle prossime settimane un’istanza per chiedere un’attenuazione della misura cautelare. In quel caso sarà fissata una nuova udienza per discutere la richiesta. Intanto le autorità ucraine hanno 40 giorni di tempo per inviare a Genova gli atti processuali relativi all’oppositore filorusso, in modo che il procuratore generale possa istruire il procedimento che discuterà nel merito dell’estradizione. Per arrivare all’udienza vera e propria potrebbero passare anche diversi mesi. Il limite di custodia cautelare fissato in questi casi è di un anno.

“Sarà una protesta contro l’arresto pretestuoso e anche un appello alle autorità italiane che non possono rendersi complici di una nefandezza simile”. Così l’ex premier ucraino Mykola Azarov da Mosca spiega il senso della manifestazione di ieri davanti all’ambasciata italiana per chiedere la liberazione del leader degli oppositori Igor Markov. I giudici italiani, secondo Azarov, dovrebbero liberare Markov, perché “questo è un caso di persecuzione politica. Markov è stato prosciolto in istruttoria già nel 2007. Poi arrestato per una manovra di palazzo nel 2013. Infine liberato e restituito alla dignità di deputato subito dopo la fuga di Janukovich. Inoltre, il presuto reato riguarda un pugno sferrato durante una rissa che provocò appena un labbro spaccato. Avete mai visto l’Interpol muoversi per sciocchezze simili?”. Aggiunge poi che “Marcov rischia la vita”, sottolinea, “a Kiev c’è ormai uno Stato nazista con migliaia di detenuti politici, uccisioni mirate di giornalisti scomodi. In quale Paese europeo si vietano i libri che criticano il governo, si esalta liberamente la figura di Hitler, si uccidono gli oppositori?”. Markov in Italia “aveva contatti con partiti d’opposizione e di governo, associazioni politiche, giornalisti. Voleva perorare la nostra causa”. “So per certo che Poroshenko ha detto che dobbiamo essere sterminati”, a Kiev hanno paura “perché siamo tanti”. “La Russia ci accoglie e ci tutela ma non ci chiede conto delle nostre iniziative politiche”.

 

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