Il presidente della Banca centrale europea Mario Draghi ha ripetuto il suo appello ai Governi dell’area euro perché realizzino al più presto le riforme strutturali che possono aumentare il potenziale di crescita delle economie e che devono “entrare nel Dna dell’eurozona”. Non solo: anche un adeguato livello di flessibilità delle economie nazionali “dovrebbe fare parte del nostro Dna comune”.
L’inizio della ripresa, che ha portato l’eurozona “nelle migliori condizioni economiche degli ultimi sette anni”, e la politica monetaria molto accomodante della Bce costituiscono, secondo Draghi, un’opportunità importante per fare le riforme, che comprendono i mercati del lavoro , la riforma del fisco e delle pensioni. Per i Paesi dell’area euro questo potrebbe portare in media, nei prossimi dieci anni, a un miglioramento dell’11% del reddito pro capite, secondo studi dell’Ocse citati dal presidente della Bce, che ha aperto l’annuale forum organizzato dalla banca a Sintra, cui partecipano banchieri centrali di tutto il mondo ed economisti. Nei Paesi che hanno fatto le riforme del mercato del lavoro, come Spagna e Italia, l’inflazione risponde meglio alle condizioni del ciclo, ha detto Draghi.
“La politica monetaria si sta facendo strada nell’economia. La crescita sta riprendendo e le aspettative di inflazione sono risalite dai minimi – ha affermato il banchiere centrale italiano – Questo però non significa che le nostre sfide sono finite. Una ripresa ciclica da sola non risolve tutti i problemi dell’Europa. Non elimina il debito esistente che colpisce alcune parti dell’Unione. Non elimina l’alto livello di disoccupazione strutturale che affligge troppi Paesi. E non elimina la necessità di perfezionare le istituzioni dell’unione monetaria. Ma la ripresa ciclica fornisce le condizioni quasi perfette perché i governi si impegnino più sistematicamente nelle riforme strutturali che fanno da ancora al ritorno alla crescita, La politica monetaria può indirizzare l’economia verso il suo potenziale. Le riforme strutturali possono alzare questo potenziale. E la combinazione di queste politiche di domanda e di offerta può creare stabilità e prosperità durevoli”.
Il presidente della Bce ha anche avvertito però che l’incapacità di realizzare le riforme strutturali, o la scelta di rinviarle, può intrappolare le economie dell’area euro in una situazione in cui la disoccupazione strutturale resta permanentemente sopra il 10% e quella giovanile resta elevata con “cicatrici” devastanti.