Ormai è rottura definitiva fra Marine Le Pen e il padre, Jean-Marie, fondatore del Front National. Dopo che i vertici del partito hanno sospeso l’anziano leader e gli hanno ritirato la tessera, lui ha ripudiato la figlia con un secco: “Non voglio che porti il mio nome”. Da scontro politico si passa a una faida familiare. Tutto è iniziato con Marine, adesso alla guida del Front National, che ha estromesso il padre vietandogli di parlare a nome del movimento, seguita poi dallo sospensione e la ritira della tessera.
“In particolare – hanno sottolineato i leader del partito – il FN disapprova le opinioni espresse sulle colonne del giornale anti-Fn (che è ancora più di destra) Rivarol, contrarie ai suoi valori politici e di statuto”. Le Pen padre, intervistato dal giornale, aveva rivalutato il maresciallo Petain, capo della Fracia, che collaborò con i nazisti. Questo a pochi giorni dall’ennesima polemica sulle camere a gas, definite ancora “un dettaglio” della Storia dal fondatore del partito.
L’ufficio politico ha ribadito la totale fiducia in Marine, che ieri aveva auspicato esattamente quello che oggi si è verificato, ovvero l’estromissione del padre dalla vita del partito, che ora prende le distanze dal fondatore per decenni incontrastato. Il combattivo Jean-Marie non si smentisce, infatti non si è presentato davanti all’organismo che avrebbe dovuto sanzionarlo nel pomeriggio, ha ribadito che “certamente” non abbandonerà la vita politica anche se parlerà per sé e non più per il FN.
Quanto alla figlia, prima ha detto che continuerà a sostenerla, poi – ripensandoci – l’ha “ripudiata”, accusandola di essersi macchiata di un “crimine”: “Mi vergogno che la presidente del Front National porti il mio nome”. Ironico, l’ha invitata a “fare campagna” sotto il nome di Marine Aliot (sposando il suo compagno, dirigente del FN) o addirittura convolando a nozze con Florian Philippot (l’ideologo moderato, vicepresidente e dichiaratamente gay).