Questa volta a manifestare, a Barcellona come a Madrid, sono stati gli unionisti. Contro il rischio della proclamazione dell'indipendenza in maniera unilaterale da parte della Catalogna, si sono svolti sit in convocati dalla Fondazione per la difesa della nazione spagnola (Denaes) in molte città, compresa appunto Barcellona, teatro di scontri e tensioni durante il controverso referendum per l'indipendenza. Oggi, sotto il palazzo della Generalitat, i dimostranti “por la unidad” hanno mostrato cartelli con su scritto “Parlem? Hablamos?”, ovvero Parliamo? rispettivamente in catalano e in castigliano. Molti dei manifestanti hanno indossato magliette o camicie bianche e sventolavano bandiere dello stesso colore, come simbolo di pace, come chiesto dagli organizzatori della dimostrazione pacifica. In piazza Sant Jaume i manifestanti portavano anche striscioni e cartelli in cui era scritto: “I catalani non vogliono divisioni”, “Chiediamo di trattare”, “Si', si può”, “La Spagna è migliore del suo governo”. In piazza anche una rappresentanza del partito socialista catalano guidata dal segretario, Miquel Iceta, ed esponenti del sindacato UGT. Su Twitter, la sindaca di Barcellona, Ada Colau, ha pubblicato una foto della manifestazione e ha commentato: “Migliaia di persone inviano un messaggio di pace ai loro governanti: il coraggio è oggi quello di ascoltare e di sedersi al tavolo per parlare”.
Manifestazioni a Madrid
Una manifestazione di unionisti spagnoli “per la Difesa della Costituzione” si è svolta nella Plaza Colon (piazza Cristoforo Colombo) di Madrid, convocata da una cinquantina di associazioni e fondazioni della società civile. I dimostranti, che hanno innalzato migliaia di bandiere spagnole, hanno gridato slogan come “Viva la Spagna”, “Sono spagnolo” e “Con i golpisti non si dialoga”.
Il ministro degli esteri
Il ministro degli esteri spagnolo, Alfonso Dastis, si è detto contrario ad una mediazione internazionale per risolvere la crisi catalana, ma rimane aperto al dialogo, precisando che il governo di Mariano Rajoy è pronto ad una serie di riforme. Dastis lo ha detto in una intervista al settimanale tedesco Der Spiegel, e le sue parole sono state ampiamente riprese oggi dalla stampa spagnola. Una mediazione internazionale “non sarebbe di grande aiuto”, ha detto il ministro, ricordando che “il governo spagnolo deve difendere lo Stato di Diritto di fronte a un governo regionale che vuole portare a termine un golpe”, e in questo contesto una mediazione internazionale non ha senso. Dastis sostiene che Rajoy possiede “opzioni legali sufficienti” per rispondere ad una possibile dichiarazione di indipendenza (Dui). Il ministro degli esteri ha comunque aggiunto che “il governo spagnolo è pronto a parlare di tutte le vie per una soluzione e di riforme”.
Indipendentisti divisi
In vista degli appuntamenti decisivi della prossima settimana, a partire dalle comunicazioni che il presidente della Generalitat, Carles Puigdemont, farà martedì davanti al Parlament, si determinano divergenze nell'area indipendentista in Catalogna. Si moltiplicano nelle ultime ore gli appelli al dialogo per evitare le conseguenze di uno scontro frontale con Madrid e una prima indicazione in favore di una pausa di riflessione è venuta dall'entourage di Puigdemont: uno degli uomini a lui più vicini, il responsabile per le attività produttive del governo locale, Santi Vila, ha parlato di un “cessate il fuoco” e della necessità di riflettere sulla proclamazione unilaterale di indipendenza. Diversi osservatori fanno notare che se i sì all'indipendenza nel referendum dell'1 ottobre sono stati il 90%, la partecipazione al voto è stata del 43%. Mentre c'è preoccupazione per la fuga delle banche e delle maggiori entità economiche dalla regione, si parla di contatti tra Puigdemont e un gruppo di lavoro organizzato dalla avvocatura di Barcellona, con la presenza di esponenti del mondo economico, sindacale e accademico, che propone un'uscita dalla crisi in tre punti: sospensione delle decisioni unilaterali da entrambe le parti, ritiro dei contingenti di polizia di rinforzo inviati da Madrid e lancio di una commissione per il dialogo.