Stava ormai volgendo al termine la giornata dell'1 ottobre 2017 quando Stephen Paddock, un uomo comune animato dall'unico desiderio di sfogare su vittime innocenti i suoi controversi sentimenti personali, aprendo il fuoco sulla folla del Route91 dal 32esimo piano del Mandalay Bay Hotel, il famoso plesso turistico di Las Vegas, nel Nevada. Erano da poco passate le 22 quando le note country del concerto in corso vennero soppiantate dai colpi delle armi automatiche introdotte impunemente da Paddock all'interno del resort, un borsone di fucili e pistole portato con sé fino alla stanza da dove, dopo esservisi barricato, ha iniziato a prendere di mira i partecipanti all'appuntamento musicale, uccidendone 58 e ferendone quasi un migliaio. Una strage fredda, spietata, pianificata nei minimi dettagli e senza alcuna motivazione che possa in qualche modo anche solo minimamente dare una spiegazione. Solo la follia di un individuo che ha portato, nel modo più insensato e atroce, alla più sanguinosa strage con armi da fuoco della storia americana.
La commemorazione
L'attentatore, dopo aver tenuto impegnate le Forze dell'ordine davanti alla porta della sua stanza, si era tolto la vita, ben prima che la Polizia facesse irruzione. Suicida, come i due di Columbine, dopo aver lasciato 58 famiglie nel dolore e le istituzioni americane a chiedersi come sia stato possibile, per quell'individuo, entrare in uno dei più importanti resort di Las Vegas con il suo carico di mitragliatrici e fucili semiautomatici. “Nessuno di noi sarà mai più lo stesso – ha detto alla Nbc News Mynda Smith, sorella di Neysa Davis, rimasta uccisa durante la strage -. Siamo cambiati tutti, siamo stati tutti infranti, ma possiamo trovare un modo per raccogliere quei pezzi e incollarli tutti insieme Sì, le crepe saranno sempre visibili, ma può essere tutto di nuovo e saremo più forti”. Parole pronunciate durante la commemorazione delle 58 vittime a un anno esatto dalla carneficina.
Memoria e supporto reciproco
Quella del Mandalay Bay è stato forse l'episodio più emblematico, il caso cardine della nuova e intensa polemica sull'eccessiva liberalizzazione del commercio delle armi ma anche un punto zero per la discussione sulla sicurezza nei grandi eventi pubblici, non solo per la semplicità di reperimeno di fucili e pistole, ma anche per l'eccessiva facilità con la quale Paddock le introdusse all'interno del resort, uccidendo poi 58 persone e suicidandosi prima che la Polizia potesse anche fare un solo tentativo di fermarlo. Anche per questo la commemorazione a Las Vegas è stata ampiamente partecipata, non solo per la memoria dei fatti dell'1 ottobre 2017 ma anche per testimoniare, come ricordato da qualcuno, ciò che è stato fatto il 2 di ottobre, quando il Paese intero seppe unirsi al dolore delle famiglie, un anno fa come anche oggi.