Dopo l’accordo di ieri, quando Indonesia e Malaysia hanno raggiunto un accordo per accogliere i 7.000 migranti – la maggior parte Rohynga – che da giorni sono bloccati in mare, e dopo il rifiuto di Bangkok di dare rifugio, oggi il primo ministro della Malaysia, Najib Razak, ha ordinato alla marina militare e alla Guardia Costiera del Paese di avviare le operazioni di ricerca e di soccorso dei migranti bloccati in mare.
Ieri l’Organizzazione per la migrazione internazionale (Oim) aveva evidenziato ai tre Paesi partecipanti al vertice – Malaysia, Indonesia e Thailandia, la mancanza nel loro accordo di un piano per le operazioni di ricerca e soccorso.
I confini di Malaysia e Indonesia si apriranno sì ai migranti, ma solo per un periodo di tempo limitato. Per un anno saranno accolti nei due Paesi, ma poi dovranno cercare aiuto presso altri stati o rimpatriare. Ora l’inaspettato annuncio fatto dal primo ministro malese costituisce una soluzione temporanea per fronteggiare l’emergenza umanitaria nel sud-est asiatico, ma sarebbero ancora migliaia i migranti in mare, ma potrebbe essere tardi per trarli in salvo.