Il premier ungherese Viktor Orban ha evocato la possibilità di reintrodurre la pena di morte nel Paese, ma non ha tardato ad arrivare la risposta dell’Ue, che da Frans Timmermans, vice presidente della Commissione europea, fa sapere che “la reintroduzione della pena capitale sarebbe contraria ai valori fondamentali dell’Unione”, sottolineando come la sua abolizione sia stata una “pietra miliare nell’evoluzione dei diritti fondamentali in Europa”, che ha conferito “al nostro continente l’autorità morale di fare campagna in tutto il mondo”.
Anche il presidente della Commissione, Jean Claude Juncker ha risposto in modo chiaro e duro alle continue provocazioni e violazioni sfacciate dei Trattati e dei valori dell’Unione da parte del premier-autocrate nazionalpopulista Orban, dicendo che “non abbiamo bisogno di discutere cose ovvie, ci opponiamo fermamente alla pena capitale per molte ragioni”, ricordando che la pena di morte è assolutamente vietata e condannata dai Trattati Ue, e dunque, “Orban deve chiarire che non è sua intenzione reintrodurre tale pena”, e se questa fosse la sua intenzione, “ci sarebbe scontro, sarà battaglia”. Juncker ha alluso a una possibile espulsione di Budapest dall’Eurogruppo. Poco dopo, il Parlamento europeo ha convocato d’urgenza la commissione incaricata di vigilare sulle libertà civili, proprio per discutere dell’emergenza creata dalle dichiarazioni di Orbàn. Gli euro legislatori dibatteranno anche di un’altra sconcertante iniziativa del governo magiaro, cioè un questionario diffuso ai cittadini per incoraggiarli ad aderire alle durissime tesi dell’esecutivo sull’immigrazione.
Orbàn ha parlato della pena di morte nel contesto dell’emozione creata in tutta l’Ungheria dal brutale assassinio di una tabaccaia compiuto da criminali ignoti nella città di Kaposvàr. Secondo il premier – il quale ritiene che “la democrazia liberale occidentale è un fallimento, e occorre pensare ad altre forme di governo”, ed elogia spesso lo stile autoritario in voga a Mosca o ad Ankara, le leggi ungheresi attualmente non hanno abbastanza potere dissuasivo contro i crimini. Posizione contestata dai giuristi della Ue: il codice penale ungherese è il più duro in tutta l’Unione, e ad esempio l’ergastolo non è mai soggetto a possibili riduzioni di pena.