L'ex presidente brasiliano Ignacio Lula da Silva resta in carcere. Lo ha deciso il presidente del Tribunale federale regionale di Porto Alegre, Carlos Thompson Flores, dando ragione al giudice federale Joao Pedro Gebran Neto, che ha bloccato ieri l'ordinanza di scarcerazione dell'ex presidente brasiliano emessa da Rogerio Favreto, magistrato di turno nella stessa corte.
Scontro fra toghe
La decisione inasprisce il braccio di ferro all'interno della stessa magistratura. Nella sua ordinanza, Favreto aveva avvertito che se Lula – rinchiuso da aprile a Curitiba per scontare una pena di 12 anni per corruzione e riciclaggio – non sarà scarcerato entro le 17.04 (le 22.05 in Italia) le autorità locali si troverebbero in situazione di oltraggio alla giustizia. Il giudice aveva sottolineato inoltre che la sua decisione “non è subordinata in alcun modo” all'autorità di Gebran Neto.
Possibili disordini
Lo scontro tra giudici fa cresce la tensione nel Paese sudamericano. I simpatizzanti dell'ex presidente hanno convocato proteste di piazza, mentre le autorità hanno disposto misure di sicurezza eccezionali. I due punti focali della tensione sono la sede del tribunale regionale federale di Porto Alegre e il comando della polizia federale a Curitiba. “Il tempo è scaduto, e la polizia non ubbidisce le disposizione della giustizia: è fuori legge!”, ha proclamato su Twitter il senatore Lindbergh Farias, del Partito dei Lavoratori (Pt), mentre centinaia di manifestanti si stanno concentrando a Porto Alegre, per appoggiare il giudice Favreto. A Curitiba, nel frattempo, le autorità hanno dispiegato unità antisommossa, appoggiate da blindati e un elicottero, intorno alla sede della polizia dove è rinchiuso Lula, e si segnalano concentrazioni anche davanti alla sede del sindacato metallurgico a San Bernardo dos Campos, nella periferia di San Paolo, dove l'ex presidente si era rifugiato ad aprile, prima di consegnarsi alle autorità.