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Lotta al terrorismo, Assad: “Gli Stati Uniti devono cooperare con noi”

Bashar al Assad ha accolto con favoreĀ l’impegno del presidente americano Donald Trump a “combattere il terrorismo“, ma ha chiarito che in Siria ciĆ² potrĆ  avvenire solo attraverso una collaborazione con il governo. Il presidente siriano, che parlava in una intervista a Yahoo News, si ĆØ anche detto contrario ad un’idea ventilate da Trump per creare in Siria “safe zone” (zone di sicurezza) per la popolazione civile. “Le safe zone per i siriani potranno realizzarsi solo con la stabilitĆ  e la sicurezza – ha affermato il raƬss – ed ĆØ molto piĆ¹ pratico e meno costoso avere stabilitĆ  piuttosto che creare zone di sicurezza”. Nella stessa intervista Assad non ha condannato la sospensione delle entrate negli Usa dei cittadini siriani, affermando che tra i milioni di siriani che cercano rifugio all’estero ci sono di certo anche dei terroristi.

Il bando posto da Trump, ha sottolineato Assad, ĆØ una decisione presa nell’ambito della “sovranitĆ  americana“. Quanto alle affermazioni del capo della Casa Bianca di voler combattere il terrorismo, il presidente siriano ha detto: “Concordiamo con questa prioritĆ , questa ĆØ la nostra posizione in Siria“. Ma “non si puĆ² sconfiggere il terrorismo senza una cooperazione con il popolo e il governo”. Anche l’invio di truppe americane, ha aggiunto, non sarebbe sufficiente, perchĆ© prima di tutto va rispettata la sovranitĆ  siriana. Assad, che in passato ha definito “terroristi” tutti i gruppi armati dell’opposizione, non ha fatto alcun cenno all’impegno degli Usa alla guida della Coalizione internazionale contro l’Isis, che appoggia le forze contrarie al sedicenteĀ Stato islamico in Iraq e in Siria, con l’esclusione di quelle governative di Damasco.

La Russia ha, intanto, registrato dieci violazioni del cessate il fuoco in Siria nelle ultime 24 ore, di cui otto nella provincia di Latakia e due in quella di Hama. La Turchia invece ha denunciato otto violazioni della tregua: tre nella provincia di Aleppo, tre nella provincia di Damasco, e due in quella di Idlib.

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