Igoverni di Argentina, Brasile, Colombia e Stati Uniti hanno chiesto al governo Bolivia – appena uscito dal primo turno delle elezioni presidenziali – di permettere all'Organizzazione degli Stati Americani (Osa) di verificare il risultato dei voti o, eventualmente, di accedere ad un ballottaggio quale meccanismo che garantisca il risultato delle votazioni svoltesi domenica scorsa. In un comunicato pubblicato a Bogotà, i quattro Paesi hanno sottolineato di essere “preoccupati” per le “anomalie” presentatesi nel “processo di scrutinio in Bolivia, il 20 ottobre”. Quel giorno Evo Morales ha vinto il primo turno e si è auto proclamato nuovo presidente della Bolivia per la quarta volta consecutiva. Governava dal 2006, e – se i risultati finali dovessero confermare – governerà fino al 2025. Diciannove anni. La rielezione è data per certa dallo stesso Morales, numeri alla mano: il distacco tra lui e il leader dell'opposizione Carlos Mesa è stato di oltre 10 punti, circostanza che per legge esclude il ricorso al ballottaggio e affida le redini del potere direttamente al vincitore. I quattro Paesi hanno chiesto alle autorità elettorali della nazione sudamericana di “lavorare con la Missione di osservazione elettorale (Moe) dell'Osa per garantire uno scrutinio trasparente e credibile”. I giorni delle elezioni erano stati segnati da scontri di piazza, tanto che il Presidentissimo avevano parlato di tentato golpe. Per le strade e i barrios boliviani, la protesta era infiammata dai partiti d'opposizione che hanno guidato i tafferugli, prendendo d'assalto alcune sedi elettorali e, addirittura, il Tribunale elettorale dipartimentale di Protosì.
La risposta
La risposta alle richieste di Argentina, Brasile, Colombia e Stati Uniti di coinvolgere l'Osa, non si è fatta attendere. Il ministro della Giustizia e quello degli Esteri boliviani, Héctor Arce e Diego Pary, hanno partecipato ieri alla riunione straordinaria a Washington del Consiglio permanente dell'Organizzazione degli Stati americani (Osa), affermando in quella sede che l'organismo, come garante dello stato di diritto nei Paesi che ne fanno parte, non può chiedere un ballottaggio nelle elezioni della Bolivia, perché questo dal punto di vista costituzionale non è appropriato. “L'Osa – ha detto Arce ripreso da Ansa – è una istituzione garante dello stato di diritto e della democrazia in ciascuno dei 30 Paesi che ne fanno parte, e non può in alcun modo sollecitare, mettendo fra parentesi la Costituzione politica del nostro Stato, di indire un ballottaggio in termini non prescritti dal nostro testo costituzionale”. L'Osa ha sostenuto che per la Bolivia la migliore opzione sarebbe organizzare un secondo turno elettorale presidenziale, anche se il presidente Evo Morales dovesse ottenere una vittoria al primo turno con stretto margine.