L’Onu punta i dito contro Bashar al Assad per l’attacco con gas sarin sul villaggio di Khan Sheikoun nel quale sono morte oltre 90 persone. A denunciare le responsabilità del regime di Damasco è stato il rapporto di Onu e Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche (Opac), chiamati a investigare sull’uso di armi chimiche in Siria.
“E’ la conferma indipendente dell’uso delle armi chimiche da parte di Damasco. E nonostante questo, ci sono ancora alcuni paesi che cercano di proteggere il regime“, ha tuonato l’ambasciatrice americana alle Nazioni Unite, Nikki Haley. “Questo deve finire, adesso – ha avvertito – Ignorare l’enorme quantità di prove in questo caso dimostra una deliberata mancanza di rispetto per le norme internazionali”. Per la delegata Usa, “il Consiglio di Sicurezza deve inviare un messaggio chiaro, che l’uso di armi chimiche da parte di chiunque non sarà tollerato, e deve dare il suo pieno appoggio al lavoro degli investigatori indipendenti”. “I Paesi che non lo fanno non sono migliori dei dittatori o dei terroristi che usano queste armi terribili”, ha precisato Haley.
Solo due giorni fa, però, la Russia ha posto il veto (il nono in sei anni) ad una bozza di risoluzione del Consiglio, elaborata proprio dagli Usa, per rinnovare di un anno il mandato del team di esperti delle Nazioni Unite e dell’Opac, che scade il 18 novembre. Mosca ha chiesto senza successo di rinviare il voto al 7 novembre, dopo la pubblicazione del rapporto. L’ambasciatore di Mosca al Palazzo di Vetro, Vasily Nebenzia, in quell’occasione ha ammesso che la Russia critica il team di esperti, chiarendo però che non vuole che il suo mandato termini, ma vuole degli emendamenti. Secondo Haley, invece, i russi hanno detto molto chiaramente che se il rapporto non accusava Damasco avrebbero sostenuto il rinnovo, altrimenti no. L’inviato speciale dell’Onu in Siria, Staffan de Mistura, ha annunciato infine da Ginevra che il 28 novembre si terrà un nuovo round di colloqui sulla Siria, con l’obiettivo di porre fine al conflitto che sta insanguinando il Paese mediorientale da circa sei anni.