Nuova pista per gli investigatori del Russiagate, aperta dalla dichiarazione lampo di Jerome Corsi, scrittore e collaboratore di lungo corso dell'ex consigliere della campagna presidenziale di Trump Roger Stone: secondo l'autore, noto per i suoi scritti intrisi di teorie cospirazioniste, Robert Mueller potrebbe incriminarlo per spergiuro davanti a un gran giurì. Corsi non sarebbe il solo a essere sull'agenda del superprocuratore ma, probabilmente, dei 9 collaboratori di Stone a rientrare nella categoria appare quello più esposto a un possibile approfondimento nell'ambito dell'indagine. Non è chiaro, al momento, quali possano essere le informazioni in presunto possesso di Corsi tali da ottenere un tale riguardo dagli inquirenti: è probabile che il vero obiettivo possa essere proprio Stone, ritenuto un possibile tramite con Wikileaks volto alla divulgazione delle mail dem, recuperate forse dall'intelligence russa. Al momento, tuttavia, si resta sul piano delle ipotesi.
La possibile indagine
Nel frattempo, Corsi ha fatto sapere di aver ricevuto una citazione da parte di due agenti dell'Fbi, arrivati a casa sua il 28 agosto scorso senza preavviso e, come ha riferito, “lasciando sorpresa” sua moglie ad appena tre giorni dal suo 72esimo compleanno. Corsi ha spiegato di aver condotto finora un buon rapporto con Mueller, mettendosi a disposizione completamente e fornendo “tutta la collaborazione possibile”, pensando di “star facendo un buon lavoro” addirittura cedendo password di e-mail e social network agli investigatori, assieme a due suoi computer personali. A tale possibilità di incriminazione, Corsi attribuisce motivazioni politiche: “Prevedo ampiamente che nei prossimi giorni sarò incriminato da Mueller per una qualche forma di false informazioni fornite al consigliere speciale o a uno degli altri grand jury… Questa è stata una delle esperienze più terrificanti della mia vita: alla fine dei due mesi, la mia mente era provata”.
I sospetti di Corsi
Ora non resta che verificare se le sensazioni di Corsi sono giuste e se davvero Mueller ha il suo nome nel mirino. Va detto che, al netto dei risultati altalenanti fin qui ottenuti dall'inchiesta, molte persone incriminate nell'ambito del Russiagate hanno ricevuto sanzioni, condanne o semplicemente fermi o indagini personali per motivazioni estranee alle presunte collusioni con Mosca (anche lo stesso Manafort è tra questi). E il diretto interessato ribadisce i suoi sospetti: “Il mio crimine è che ho osato sostenere Donald Trump… E quale sostenitore del presidente Trump, avendo scritto dal 2004 20 libri – immagino che siano questi i miei crimini. Suppongo che andrò in prigione per il resto della mia vita perché ho osato oppormi al 'deep state'”.