Per definirla alcuni cronisti hanno coniato l’evocativo termine “car intifada”. Nizza, Berlino, Londra, Stoccolma e infine Barcellona. Macchine, furgoni o camion che a tutta velocità si lanciano sulla folla per provocare il maggior numero di vittime. La strategia del terrore islamico in Europa è ormai consolidata e si muove sulle quattro ruote.
Le indicazioni sulla rivista dell’Isis
Era il novembre 2016. Adepti del Califfo avevano colpito civili inermi a bordo di un tir a Nizza, nell’estate precedente. Sulla rivista dell’Isis Rumiyah (traduzione di Roma, culla del cristianesimo che i terroristi islamici vogliono conquistare), uscì un articolo con dettagliate istruzioni su come utilizzare le automobili per colpire assembramenti di persone in luoghi aperti.
Nel pezzo in questione si invitavano i fanatici islamici a lanciare il veicolo “ad alta velocità contro una grande aggregazione di infedeli, distruggendo i loro corpi sotto le ruote del mezzo e lasciando una scia di carneficina”. Pochi, si legge, “comprendono la mortale capacità dei veicoli a motore di fare un gran numero di vittime se usati nella maniera giusta, come dimostrato a Nizza dall’attacco lanciato dal fratello Mohamed Lahouaiej Bouhel che ha ucciso 86 crociati ferendone altri 434″.
Il veicolo ideale
I redattori dello Stato islamico passano poi a descrivere il veicolo ideale da impiegare nell’attacco. Consigliano di usare tir grandi sì, ma “tenendo a mente la loro controllabilità”, dunque “ragionevolmente veloci” e “pesanti”, così da “assicurare la distruzione di qualunque cosa investano” e a doppia ruota riducendo le possibilità per le vittime di scampare.
Addirittura si invita a prediligere mezzi che abbiano una struttura esterna metallica – capaci di “fare un danno maggiore” – come quella delle vecchie auto, anziché quella dei veicoli più moderni “che sono usualmente fatti di plastica ed altri materiali più deboli”.
Gli obiettivi da colpire
Su Rumiyah viene poi descritto il bersaglio ideale, il quale deve trovarsi su una strada che offra la possibilità di accelerare ad alta velocità infliggendo il “massimo danno” a chi si trova lungo il percorso del mezzo. L’invito è a non limitarsi a obiettivi governativi e militari, ma anche a strade affollate, celebrazioni, mercati all’aperto, feste, parate e raduni politici. Del resto è colpendo i luoghi della vita quotidiana – osservano i cattivi maestri dell’Isis – che si procura “più devastazione alle nazioni crociate”.
Le minacce dopo la strage di Barcellona
Questa tattica di aggressione, evidentemente efficace, è stata ribadita oggi, nei territori occupati dall’Isis in Medio Oriente, durante il venerdì di preghiera islamico. Lo riferisce una fonte anonima della sicurezza della provincia irachena di Kirkuk, citata dall’emittente Al Sumaria e ripresa da Il Giornale.
Nel corso del sermone di oggi – riporta il quotidiano italiano nella sua versione on-line -predicatori dell’Isis a Hawija, una delle ultime roccaforti irachene del gruppo situata a ovest di Kirkuk, sono stati distribuiti volantini in cui si minacciano altri attacchi per “schiacciare i civili in Europa e Stati Uniti”, da parte di una cellula creata dall’organizzazione jihadista e denominata “Cavalli marchiati”, un riferimento coranico.
“Colpiremo assembramenti e centri commerciali”
Scene di terrore come quelle che si sono verificate ieri a Barcellona, verranno presto replicate in altre città occidentali. Lo assicurano i vertici dell’Isis, che nei volantini distribuiti oggi parlano di “cellule ed elementi stranieri addestrati per colpire assembramenti e centri commerciali in Occidente”.
Gli attacchi dei terroristi islamici – spiegano sul foglio – sarebbero una risposta ai “bombardamenti” compiuti “dall’alleanza di infedeli e apostati sui luoghi del Califfato”. Il riferimento è alla coalizione a guida statunitense che dal luglio 2014 sta colpendo obiettivi dell’Isis in Siria e Iraq.
La più a rischio è la Gran Bretagna
Sempre secondo la fonte anonima citata da Al Sumaria, i “predicatori dell’Isis” avrebbero minacciato esplicitamente “Stati Uniti ed Europa”, in particolare la “Gran Bretagna”, laddove la cellula dei “Cavalli marchiati” ha il proposito di “portare il terrore nelle case”.
Il pericolo viene dai foreign fighters
Le minacce dell’Isis preoccupano molto, se lette alla luce dell’ultimo studio della Commissione europea che analizza il fenomeno della radicalizzazione. Si legge nel rapporto che “più di quarantadue stranieri combattenti terroristi si sono uniti all’Isis”, che cinquemila provengono dall’Europa e che già il 30% ha fatto rientro nel proprio Paese.
C’è poi un 15-20 per cento di questi foreign fighters morti sul luogo dei combattimenti, oltre a un 50 per cento circa che risulta essere ancora in Siria e in Iraq. Considerando le sconfitte che sta subendo l’organizzazione terroristica in Medio Oriente, è facile supporre che molti di costoro proveranno presto a rientrare nei Paesi da cui provengono.
I luoghi più interessati dal fenomeno sono il Belgio, la Francia, la
Germania, il Regno Unito, l’Austria, la Danimarca, la Finlandia, l’Italia, i Paesi Bassi, la Spagna, la Svezia.