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L’Isis distrugge il patrimonio storico dell’Islam

La violenza jihadista non si ferma alle persone, infatti il sito archeologico di Nimrud, nei pressi della città di Mosul, è solo l’ultimo monumento iracheno a scomparire per sempre, sotto la furia cieca dei bulldozer dello Stato islamico che si scaglia contro quelli che definiscono idoli. Nimrud fu fondata alla fine del XIII sec. a.C. e fu la capitale dell’impero assiro. Gli scavi avevano riportato alla luce alcuni resti del palazzo reale, basamenti, sculture e statue. Al momento però ancora non si conosce l’entità dei danni provocati, anche se per il ministero delle Antichità sarebbero ingenti. L’Isis è spinta da un’interpretazione estremista del Corano, che considera inammissibili edifici che risalgono all’epoca pre-islamica, oltre a quelli riconducibili ad altre fedi o altre diramazioni dell’Islam. La notizia della nuova devastazione lascia ancora sotto schock, come il primo video del 26 febbraio, in cui si mostrava la distruzione di statue e manufatti del museo di Musul a colpi di mazze e martelli.

Ma le “icone” visive non sono bastate all’Isis, infatti all’inizio del mese l’Unesco ha lanciato un altro allarme: sempre a Mosul, l’autoproclamato Stato islamico sta facendo falò di libri, con un’operazione sistematica che sta portando alla progressiva distruzione di tutte le biblioteche della città e delle raccolte di libri rari nei musei. Per la direttrice dell’Unesco, Irina Bokova, i miliziani stanno conducendo una “pulizia culturale, uno dei più devastanti atti di distruzione di libri nella storia dell’umanità”.

Per fare un breve excursus, a gennaio sono state rase al suolo le mura assire della città di Mosul, VIIIsec. a.C., la scorsa estate la stessa sorte è toccata alla moschea intitolata al profeta Giona, sempre nella città, luogo di pellegrinaggio di musulmani sciiti e sunniti. Per dare maggiore enfasi al loro gesto, i miliziani jihadisti hanno costretto la popolazione locale ad assistere alla distruzione della moschea, compiuta con bulldozer e picconi. Lo scorso dicembre è stata invece danneggiata l’antica cittadella di Tal Afar, di epoca assira. I combattenti hanno poi effettuato scavi, in cerca di oggetti antichi da rivendere, prima di far esplodere pochi giorni dopo, i santuari dell’imam Muhsin e del sulatano Waiys. Ma già da prima, lo stesso califfato si vantava sui social di aver distrutto decine di moschee e santuari nella provincia di Ninive. Anche i luoghi di culto cristiani non sono a riparo. Nella migliore delle ipotesi, croci e altri simboli religiosi sono stati asportati dalle chiese. In altri casi, come quello dell’antica statua della Madonna a Mosul, gli interventi sono stati distruttivi.

Ora cresce l’allarme anche per il patrimonio storico e culturale di altre zone minacciate dall’Isis, come i siti archeologici di Cirene, Leptis Magna e Sabratha in Libia. La massima autorita’ sciita irachena, il grande ayatollah, Ali al-Sistani ha invitato il Paese a fare uno sforzo unitario per combattere il ‘califfato’: “Giorno dopo giorno, emerge la necessita’ di unirsi e combattere la feroce organizzazione che non risparmia ne’ gli uomini ne’ i siti archeologici”, ha detto durante il consueto sermone del venerdi’, pronunciato da un suo collaboratore.

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