“E’ imminente il crollo della diga di Tabqa”. E’ l’allarme lanciato dall’Isis in un comunicato dell’agenzia Amaq, pubblicato online, ordinando, contemporaneamente, anche l’evacuazione della città di Raqqa. Il Califfato accusa la coalizione internazionale, affermando che se la struttura, come prevedono, cederà, questo sarà l’effetto dei ripetuti bombardamenti. Secondo i jihadisti, il crollo avrà effetti catastrofici.
Una diga fuori controllo
A lanciare l’allarme per la diga è stato anche il gruppo di attivisti “Raqqa viene massacrata in silenzio”. E’ lo stesso gruppo a far sapere che l’Isis sta avvertendo i residenti della situazione, ordinando quindi l’evacuazione della città, che si trova a est della diga, costruita a ridosso del fiume Eufrate. Il livello dell’acqua del bacino sta salendo, e l’Osservatorio siriano per i diritti umani ha reso noto che la la struttura è ormai fuori servizio.
Una diga come trincea
L’Isis aveva conquistato la diga come prigione per ostaggi più importanti. Secondo il Times, la scelta di questo posto sarebbe strategica: i comandanti jihadisti erano convinti che gli aerei alleati o russi non avrebbero mai bombardato una diga rischiando di spazzare via migliaia di persone con l’inevitabile inondazione dei luoghi di culto.
Nel 2014 il Califfato ha perso la diga irachena di Mosul sul Tigri. Nel dicembre del 2015 l’alleanza fa curdi, cristiani e arabi moderati ha ripreso, dopo un anno e mezzo, la diga siriana di Tishrin, sul fiume Eufrate, che garantiva l’elettricità ad Aleppo. Un gruppo sem-iclandestino di attivisti siriani, in quell’occasione, denunciò che lo Stato islamico teneva prigionieri gli ostaggi di valore, come quelli stranieri, nelle dighe. Gli stessi emiri nel mirino dei bombardamenti mirati americani usano questo nascondiglio.