Peggio con la Brexit che senza: l'indagine “EU Exit analysis – Cross whitehall briefing”, svolta sulla base dei tre probabili risultati dei negoziati fra Londra e Bruxelles per l'uscita della Gran Bretagna dall'Unione europea, hanno rivelato che gli effetti dell'operazione sarebbero più che altro negativi per il Regno Unito. Tutto, ovviamente, dipende dall'accordo che i due contendenti andranno a stipulare: con un accordo di libero scambio, infatti, la crescita economica rasenterebbe il 5% d'inferiorità in 15 anni rispetto a ora; senza tale accordo, invece, occorrerà atteneresi alle regolamentazioni dell'Organizzazione mondiale del commercio, con riduzione addirittura dell'8% nella crescita. Tenendo in considerazione la variante meno traumatica, ossia mantenendo l'accesso al mercato unico, la crescita resterebbe inferiore al 2% rispetto a ora.
Crescita in calo
Un quadro certamente poco confrotante per il governo May, il quale ha comunque svolto l'indagine in modo interno, mantenendo il massimo riserbo su eventuali commenti in proposito: “Siamo stati chiari – hanno spiegato dal governo alle testate locali – sul fatto che non siamo disposti a fornire un commento su qualsiasi aspetto di questo lavoro interno in corso e che i ministri hanno il dovere di non pubblicare nulla che possa rischiare di esporre la nostra posizione negoziale”. Qualche dettaglio, però, è trapelato finendo in dotazione ai media del Regno Unito. Nessun indizio, dunque, su quale linea seguiranno i negoziatori britannici per uscire dall'impasse del segno meno sulla voce “crescita globale”: punto fondamentale, la decisione da parte del governo britannico di lasciare non solo l'Unione ma anche il mercato europeo e l'unione doganale, scelta che costringerebbe il Regno Unito a minori agevolazioni sulle transazioni interne e, nondimeno, a installare barriere doganali in accesso al Paese.
Poche soluzioni
Una panoramica, questa, che non verrebbe alleviata nemmeno in caso di un accordo di libero scambio con un Paese al di fuori dell'Ue, come gli Stati Uniti: in tale circostanza, infatti, gli effetti inizierebbero a manifestarsi solo sul lungo termine. Una soluzione, però, che non appare del tutto fuori contesto: solo qualche ora fa, infatti, il presidetne Donald Trump aveva rimproverato May di non aver mantenuto un pugno ferreo nei negoziati con l'Unione. “Avrei detto che l'Ue non è come dicono dovrebbe essere – aveva detto Trump -… Sarei stato più duro per uscire”. Una battuta sull'argomento l'ha concessa il laburista Chris Leslie, parlamentare e forte oppositore della Brexit, ripreso dai media britannici: “Non c'è da meravigliarsi se il governo ha ripetutamente rifiutato di pubblicare qualsiasi seria analisi della Brexit”, ha affermato. “Le loro stesse valutazioni d'impatto sottolineano quanto è stato a lungo ovvio, che il loro piano sconsiderato di uscire dal mercato unico e dall'unione doganale ci lascerà tutti molto peggio”.
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