Mentre la situazione politica in Libia sembra disgregarsi sempre di più gettando il Paese nel caos a causa delle numerose divisioni interne e del conseguente avanzamento dei gruppi terroristici, slitta nuovamente la sessione di dialogo tra le varie parti in conflitto sotto l’egida dell’Onu prevista per oggi. La nuova seduta di colloqui per la pace è stata rinviata “sine die”. Lo ha annunciato dalla capitale Salah al Makhzoum, il capo della squadra negoziale del Congresso generale, il parlamento insediato a Tripoli e non riconosciuto dalla comunità internazionale. Già ieri, la Camera dei rappresentati di Tobruk aveva reso noto di voler sospendere la partecipazione ai colloqui.
Le Nazioni Unite vorrebbero far sedere allo stesso tavolo i due governi rivali, come già avvenuto a Ghadames il 29 settembre e l’11 ottobre 2014 a Tripoli senza grandi risultati. Una fonte diplomatica al palazzo delle Nazioni Unite, a New York ha riferito che continueranno ad operare per definire il luogo e il posto dell’incontro. Era stato Bernardino Leon, l’inviato speciale dell’Onu per la Libia, ad annunciare il 24 dicembre davanti al Consiglio di Sicurezza, che le parti avevano trovato un accordo di principio sulla riunione da tenere oggi.
Intanto la stampa libica ha fornito diverse interpretazione riguardo le dinamiche che hanno coinvolto il parlamento di Tobruk. I quattro rappresentanti che sarebbero dovuti partire alla volta del Marocco per sedersi al tavolo negoziale, sono stati richiamati dal governo per “ricevere istruzioni”, come riporta il Libya Herald. Una fonte anonima all’interno della Camera dei rappresentanti ha spiegato all’agenzia Afp che la decisione di rinviare i colloqui risente della “paura di pressioni della comunità internazionale per integrare i miliziani islamici in un prossimo governo”. La stampa nazionale invece ha interpretato la situazione come espressione di “una rabbia per gli attentati di al-Qubbah” che “si sta traducendo in un’opposizione al dialogo”.