Fayez al Sarraj, premier del governo di unità nazionale libico, è a Bruxelles per una due giorni di incontri alla vigilia del vertice di Malta. Stabilizzare la Libia è “più importante che mai”, sarà scritto nella dichiarazione finale del summit. E certamente è il primo obiettivo dell’Italia, tanto che il premier Paolo Gentiloni ne ha parlato tanto con il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk in visita a Roma, quanto al telefono con il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres.
Alla Valletta i leader europei venerdì affronteranno la svolta nei rapporti con l’America di Donald Trump e – nell’anno delle elezioni in Olanda, Francia, Germania e (forse) Italia – dovranno cercare di compattarsi per non rischiare che la Ue sia travolta dall’onda nazional-populista a 60 anni dai Trattati di Roma . “Dare risultati concreti” è il mantra nei palazzi delle istituzioni. Primo obiettivo: bloccare, o quanto meno ridurre ai minimi termini, il flusso di migranti sulla rotta del Mediterraneo Centrale dalla Libia verso l’Italia, sapendo che però in Libia non è replicabile il modello di accordo fatto con la Turchia e che ha tagliato gli arrivi del 98%.
Il vertice dovrà dare il via libera al piano a 360 gradi messo a punto da Federica Mogherini e dalla Commissione europea, che prevede essenzialmente tre linee guida: rafforzare la guardia costiera libica, accelerando il programma di addestramento cominciato in autunno dall’operazione Sofia, affinché possa riprendere il controllo delle acque territoriali cooperando con la missione navale europea; lavorare con i paesi vicini (Egitto, Tunisia e Algeria ai fianchi, Niger, Ciad e Mali a sud) e cooperare per costruire le capacità libiche per rafforzare il controllo della frontiera terrestre; creare le condizioni per una presenza consistente di Oim e Unhcr in Libia per migliorare le condizioni nei campi dei migranti, ufficialmente descritte come “molto lontane dagli standard internazionali”, metafora che sta per qualsiasi forma di abuso e violenza, esecuzioni sommarie incluse.
Sarraj ha aperto la sua due giorni a Bruxelles con la prima visita al quartier generale della Nato, dove ha incontrato il segretario generale Jens Stoltenberg. Poi si è recato al Parlamento europeo per vedere il neopresidente Antonio Tajani. L’ex premier norvegese ha ribadito come l’Alleanza “riconosce il governo di Sarraj come l’unico rappresentativo del popolo libico”. “Se ci sarà una richiesta” dalla Libia, è tornato a ripetere, la Nato è “pronta ad assistere” il governo di Sarraj a “costruire efficaci istituzioni della sicurezza” e “rafforzare la sua capacità di combattere il terrorismo”. La formula indica che la Nato esclude qualsiasi forma di intervento militare sul terreno. Ma mette tutto il suo peso politico per favorire il difficile dialogo di riconciliazione con Haftar, che è il vero scoglio verso la stabilizzazione della Libia.