A Sirte si continua a combattere contro lo Stato Islamico, la città che diede i natali a Muammar Gheddafi, dallo scorso febbraio è stata conquistata dal Califfato. Il bilancio degli aspri scontri in corso nell’area vicina al porto è di oltre 30 morti, di cui 17 civili. L’ondata di violenza tra i miliziani dei gruppi salafiti e i gli uomini di al Baghdadi ha avuto inizio lunedì dopo l’uccisione da parte dell’Isis del predicatore locale Khaled Ben Rjab.
Al-Wasat, un quotidiano libico, ha fatto sapere che i giovani della città che hanno combattuto al fianco dei clan locali sono riusciti a strappare allo Stato Islamico il controllo del porto, considerato luogo strategico per gli spostamenti dei terroristi. Tra le vittime della battaglia vi sarebbero anche alcuni membri dell’Isis.
Su Twitter arriva la denuncia del “Comitato nazionale per la difesa dei diritti umani” che descrive quanto sta accadendo: “Nella città i civili sono vittime di un progetto di sterminio di massa perpetrato dall’Isis che sta bombardando il territorio in modo indiscriminato”. Infine solo due giorni fa è stato annunciato l’inizio della “battaglia per la liberazione di Sirte” da parte della Brigata 166 di Misurata, alleata con le milizie islamiste del governo di Tripoli.