Alta tensione a Tripoli dopo l’incontro ad Abu Dhabi tra il capo del consiglio presidenziale, Fayez Al Serraj e il generale Khalifa Haftar, uomo forte della Cirenaica. “Le rivelazioni di stampa sul vertice di Abu Dhabi tra Haftar e Serraj hanno sconquassato gli equilibri sia a Tripoli che a Misurata”, ha detto all’Ansa Mattia Toaldo, analista senior dell’European Council on Foreign Relations (Ecfr) di Londra.
Visti i comunicati e le dichiarazioni ufficiali seguiti all’incontro del 2 maggio, emerge che i media arabi avevano presentato come un’intesa quelle che sembrano invece solo posizioni negoziali di Haftar: la creazione di un consiglio presidenziale a tre con lo stesso Haftar, Sarraj e il presidente del Parlamento Aghila Saleh; l’unificazione dell’esercito sotto il comando del generale; la messa al bando di alcune milizie islamiste; elezioni presidenziali da tenere entro pochi mesi nelle quali lo stesso Haftar potrebbe candidarsi. “Insieme alla notizia di un imminente secondo vertice al Cairo”, in cui il presidente egiziano Abdel Fattah Al Sisi “benedicesse l’accordo, tutto ciò ha dato l’impressione a molti attori nell’ovest della Libia che Sarraj fosse sul punto di fare concessioni estreme ad Haftar”, ha notato Toaldo segnalando che “nell’ultima settimana i ‘duri’ si sono rafforzati a Misurata“, la città-chiave per la tenuta dell’ “Accordo Politico Libico” mediato dall’Onu nel dicembre 2015 in Marocco.
“Ma soprattutto a Tripoli si sono rotti gli equilibri che avevano portato allo stabilimento quasi del tutto pacifico del governo Sarraj nella capitale”, ha aggiunto l’analista dell’Ecfr. E’ noto che il premier si regge grazie a una coalizione tra le milizie della capitale e quelle di Misurata. Toaldo ha notato che “una parte di queste ultime, dopo l’incontro di Abu Dhabi, ha cominciato a sganciarsi dalla coalizione e ad avvicinarsi al fronte più radicale che sostiene il governo di Salvezza Nazionale di Khalifa Ghweil, rivale di Sarraj. Non è chiaro se questo porterà a un vero e proprio scontro armato nella capitale tra le milizie tripoline che sostengono formalmente Sarraj e quelle misuratine”. Tra i due fronti infatti c’è un’evidente convergenza “politica” perché sia i tripolini che i misuratini sono contrari ad attribuire un ruolo politico o di vertice militare ad Haftar. “Questo spiega anche l’assalto al ministero degli Esteri da parte di milizie della capitale dopo le dichiarazioni del ministro Mohammed Siyala ad Algeri che legittimavano il ruolo di Haftar”.