Il governo in pectore della Libia, guidato da Fayez al Sarraj, ha chiesto alle forze di Khalifa Haftar e a quelle di Misurata di interrompere l’avanzata anti-Isis verso Sirte, “fino a quando non verrà nominato un comando congiunto per l’offensiva”. Il consiglio presidenziale ha ammonito in un comunicato che ogni infrazione verrà considerata una violazione delle leggi militari, e ha invitato a non usare la lotta al terrorismo per ottenere profitti personali.
Il futuro governo ha inoltre espresso la propria preoccupazione sul fatto che la battaglia per liberare Sirte dall’Isis si risolva in un conflitto armato tra le fazioni in campo, i militari di Haftar e le milizie di Misurata (divise da un’aspra rivalità, ndr), che potrebbe “trascinare il Paese in una guerra civile” di cui l’unico beneficiario sarebbe proprio il Daesh.
Intanto Consiglio di Sicurezza dell’Onu ha dichiarato illegale la petroliera con il carico di greggio partita dal porto libico di Hariga, nell’est sotto il governo di Tobruk, bloccata dalla marina di Malta e ora ancorata 12 miglia al largo dell’isola. L’ambasciatore libico all’Onu, Ibrahim Dabbashi, aveva chiesto poco prima al Consiglio di “inserire nella lista nera la nave cisterna Distya Ameyda”.
“Il 27 aprile 2016 – si legge nel comunicato pubblicato sul sito – il Consiglio di Sicurezza ha stabilito, in base alla risoluzione 1970 del 2011 sulla Libia di aggiungere” la nave “alla sua lista di individui o enti colpiti dal congelamento dei beni o da divieto di viaggiare e altre misure sanzionatorie per i suoi tentativi di esportare illecitamente petrolio greggio dalla Libia”. La “Distya Ameyda”, battente bandiera indiana, era salpata dal porto nell’est del Paese verso Malta su commissione della società Dsa Consultancy Fzc, con sede negli Emirati Arabi Uniti. Una volta giunta in acque maltesi è stata però bloccata dalla marina della Valletta e ha gettato l’ancora a 12 miglia dalla costa, attendendo ordini.