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Libia, Guterres chiede l'embargo sulle armi

Prova a risolvere l'impasse sulla Libia il segretario generale dell'Onu, Antonio Guterres, il quale ha invitato tutti i Paesi ad applicare un embargo sulle armi per lo Stato nordafricano, con l'obiettivo di ridurre le dotazioni dei due schieramenti e trovare una soluzione al conflitto che non sai quella degli scontri a fuoco. Non è certo la prima volta che il segretario delle Nazioni Unite invita Haftar e Serraj al cessate il fuoco ma, stavolta, si rivolge direttamente agli Stati membri, affinché si impegnino a far rispettare la limitazione all'ingresso di armi in Libia, dicendosi preoccupato per quanto avviene anche con l'approdo di dotazioni via mare, suonando l'allarme soprattutto sul commercio di contrabbando che, eludendo i controlli, riesce a far arrivare ai combatteneti un notevole contributo in fatto di armamenti. In particolare, Guterres ha richiamato all'attenzione su una risoluzione dello scorso giugno, con la quale si autorizzava la forza navale dell'Unione europea a imporre un embargo sulle armi al largo delle coste libiche: “In marzo i Paesi dell'Unione europea hanno esteso il mandato della missione navale – ha spiegato il segretario – ma hanno preso la singolare iniziativa di limitare le operazioni rifiutando di consentire il dispiegamento di unità navali”. Una decisione che, al Palazzo di Vetro, pare sia stata interpretata come un tentativo di allentare le tensioni con il governo italiano.

Fase di stallo

Un richiamo che arriva in un momento particolarmente critico del conflitto fra le forze del governo riconosciuto della Tripolitania e quelle della Cirenaica, guidate dal generale Haftar. Dopo le violenze delle scorse settimane, il faccia a faccia armato fra i due leader è giunto forse per la prima volta in una fase di stallo, con il generale di Torbuk che, al momento, si trova costretto a mediare con alcuni leader europei (ha parlato con Giuseppe Conte, lo farà a breve anche con Macron) e, quasi certamente, a dover rispettare il cessate il fuoco dal momento che tale richiesta dovrebbe arrivare non solo dall'Italia ma anche dalla Francia. Il che, in sostanza, significherebbe scendere a patti con una delle maggiori forze alleate sul continente europeo. A Conte, invece, ha ribadito di voler entrare a tutti i costi dentro le mura di Tripoli: “Lui è convinto che le sue operazioni militari avranno successo – ha detto il premier italiano dopo il vertice del 16 maggio -, che Tripoli sia infestata da bande criminali o di terroristi. Noi gli abbiamo risposto che non è così, che continuare con le operazioni militari non farà che peggiorare la situazione, che l’unica soluzione è tornare al dialogo politico, nonostante oggi sia molto più difficile che in passato”.

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