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Libero lo scrittore Altan. Era stato accusato di aver favorito il golpe del 2016

Respira da poco l'aria di libertà Ahmet Altan, il 69enne intellettuale turco che, tre anni fa, è stato arrestato secondo le disposizioni del governo di Istanbul. Secondo l'accusa, avrebbe favorito il tentato colpo di Stato del 15 luglio 2016 per averne parlato in tv due giorni prima che avvenisse. Per la giustizia, sarebbe bastata la sua presenza in un programma televisivo ad aver indotto le persone a compiere il golpe, poi fallito. Per lo stesso motivo, era stato arrestato anche suo fratello, l'economista Mehmet Altan, rilasciato qualche mese fa. Come ha specificato Altan in un'intervista esclusiva con il giornalista Roberto Saviano su Repubblica, su di lui pesa ora la libertà vigilata: “Il pm ha chiesto che io venga riarrestato, e stiamo aspettando la decisione del giudice. Possono letteralmente venirmi a prendere qui, mentre stiamo parlando” ha detto. 

Una voce liberale

Ahmet Altan è nato in Turchia ed è una delle voci intellettuali più note nel Paese. Per questo motivo, la disposizione del suo arresto è stata percepita dall'opinione pubblica come un tentativo di censura. È stato direttore del quotidiano Taraf e non ha risparmiato voci critiche nei confronti dell'esecutivo del presidente turco Recep Tayyip Erdogan, in particolare nei confronti della casta militare. Poi la carcerazione, assieme al fratello e al conduttore televisivo Nazli Ilcak, imputati di aver dato sostegno ideologico ai golpisti di Fetullah Gulen, ritenuto la mente del colpo di Stato fallito in Turchia. Così scrisse dalla prigione nella quale venne rinchiuso, mentre la corte decideva se condannarlo all'ergastolo:
“Sto scrivendo nella cella di una prigione.
Prima di cominciare ad impietosirvi, però, ascoltate ciò che ho da dire.
Sì, sono stato rinchiuso in una prigione di alta sicurezza in mezzo al nulla.
Sì, vivo in una cella le cui porte di ferro si aprono e si chiudono con rumori pesanti.
Sì, i pasti mi vengono serviti attraverso una fessura nella porta.
Sì, anche il piccolo cortile con il suo pavimento di pietra dove cammino avanti e indietro, è coperto da sbarre.
Sì, non posso vedere nessuno tranne il mio avvocato e i miei figli; non mi è nemmeno concesso di scrivere ai miei cari”. 

Poi qualche ora fa, l'inaspettata scarcerazione

 

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