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Libano: scontri nel campo profughi, Onu costretto a sospendere l’attività

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Le agenzie delle Nazioni Unite hanno dovuto sospendere i servizi scolastici, sanitari e di altro genere nel più grande campo profughi libanese a causa di scontri tra diverse fazioni armate, che a partire da ieri hanno provocato almeno otto feriti. Ne danno notizia in un comunicato congiunto l’Unicef e l’Unwra, l’agenzia per i rifugiati palestinesi.

Gli incidenti, in corso nel campo di Ayn al Hilwe, alla periferia di Sidone, 40 km a sud di Beirut, hanno provocato il ferimento anche di un ragazzo di 13 anni e di un operatore dell’Unwra. Inoltre, miliziani armati sono penetrati in tre scuole dell’Onu usandole come basi. Tra gli studenti che non hanno accesso in questi giorni alle aule in tutto il campo ne figurano anche 5.200 che beneficiano del programma di istruzione della Unwra.

Gli scontri vedono contrapposti miliziani di Fatah, il partito del presidente palestinese Abu Mazen, e un’insieme di sigle estremiste. Il campo di Ayn al Hilwe ospita oltre 80 mila persone tra palestinesi, siriani e immigrati di varie nazionalità. In Libano sono registrati presso l’Onu 450 mila profughi palestinesi.

“Per le strade di Beirut, come in altre città – si legge sulle pagine del sito Spondasud news rivista di geopolitica e studi internazionali – la presenza dei rifugiati siriani è diventata fonte di grande preoccupazione, sia per questioni legate alla sicurezza interna sia per l’impatto che la loro presenza può avere sulla stabilità e sull’economia del Paese“.

All’inizio della crisi siriana, nelle strade del campo di Ain al Hilweh sono comparse le prime bandiere di sostegno ad Al-Qaeda nel Levante, organizzazione terroristica operativa proprio in Siria e Iraq, dalla cui scissione è nato l’Isis. La disillusione dei profughi sulla possibilità di diventare cittadini libanesi rende attraenti le ideologie radicali.

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