Almeno 400 persone rimaste ferite a Beirut, nel corso delle manifestazioni anti-governative culminate in scontri violentissimi fra dimostranti e Forze dell'ordine: secondo quanto riferito da fonti mediche, sono 377 i feriti ricoverati in ospedale, dopo che il presidente Michel Aoun e il premier dimissionario Saad Hariri avevano richiesto l'intervento dell'esercito per cercare di calmare la rivolta contro corruzione e carovita, esplosa nuovamente in violenza dopo tre mesi di protesta continua senza però particolari picchi di escalation, che avevano fatto a loro volta seguito alle proteste di ottobre. I manifestanti avrebbero tentato di avvicinarsi alla zona del Parlamento, incontrando un cordone di resistenza delle Forze dell'ordine, schierate in gran numero a difesa dei palazzi governativi.
Caos economico
Sono ormai diversi mesi che in Libano continuano a imperversare le proteste del popolo, con Beirut centro nevralgico del dissenso contro l'incremento dei prezzi che, da ottobre a oggi, hanno fatto registrare un aumento del 30%, coinciso con un altrettanto elevato tasso di disoccupazione e, soprattutto, con la progressiva svalutazione della valuta locale, con conseguente razionamento della distribuzione del dollaro americano. Condizioni che hanno fatto via via perdere al Libano lo status di Stato con la situazione finanziaria più stabile della regione, focalizzando il dissenso dei cittadini contro la politica economica del governo, quello di Saad Hariri e anche del premier incaricato Hassan Diab che, in questi mesi, non è riuscito a creare una formazione politica che riesca a dar conto al popolo libanese delle richieste di stabilità. Al momento, Diab vorrebbe che sia sostenuta una squadra di governo con 18 ministri (numero diametralmente inferiore a quello dell'esecutivo a guida Hariri) ma, secondo quanto rilevato da numerosi analisti, con diversi esponenti del precedente establishmente politico, fortemente contestato dai libanesi.