Sono sette, al momento, le vittime, tutte civili, di un attentato suicida avvenuto ad Al-Qaa, villaggio a maggioranza cristiana nella valle della Bekaa, al confine con la Siria, nel Libano orientale. Secondo quanto riferito dall’emittente saudita Al Jazeera, tre attentatori kamikaze, a piedi, si sono fatti esplodere in mezzo a un gruppo di persone. Oltre alle sette vittime, la deflagrazione ha provocato anche una quindicina di feriti, alcuni dei quali versano in gravi condizioni, più i tre attentatori morti. L’attentato non è stato ancora rivendicato ma è probabilmente stato compiuti dai miliziani dello Stato Islamico. Nella zona di confine, sul Mont Qalamoun, ci sono sia l’Isis che il gruppo terroristico islamico di Al-Nusra (la versione siriana di Al-Qaeda) assediati dall’esercito libanese e dagli Hezbollah.
La presidente della Camera Laura Boldrini ha visitato la tendopoli libanese di Dalhamie, al confine con la Siria, lo scorso 20 giugno: “Siamo qui per portare un ringraziamento a questo Paese che ha accolto un milione e mezzo di rifugiati – aveva esordito Boldrini -. Il Libano è grande come il Lazio, ha la popolazione del Veneto, ma ha accolto un milione e mezzo di rifugiati”. La presidente della Camera, che assieme al suo omologo del Senato Piero Grasso, ora presiede l’assemblea parlamentare dell’Unione del Mediterraneo, aveva lanciato da Dalhamie un monito alla comunità europea: “Se l’Europa non stabilizza l’area del Mediterraneo e dell’Africa, sarà destabilizzata. Non possiamo pensare di vivere in un’enclave. Serve il rilancio dei negoziati di pace, ma anche un piano di sviluppo. Non con gli spiccioli. Ma, come fece l’America con noi, dobbiamo dare il via a un grande piano Marshall per l’Africa”. Anche per contrastare il terrorismo, che vede nel Libano e nella vicina Giordania terra di facili conquiste al proselitismo islamico.