Un'escalation pericolosa quella avvenuta quest'oggi sulla Striscia di Gaza, fortunatamente (pare) rientrata rapidamente com'era scoppiata: in serata, infatti, il portavoce di Hamas, Fawzi Barhum, aveva dichiarato che, grazie alla mediazione dell'Egitto, si era giunti al cessate il fuoco “tra la resistenza palestinese e l'occupazione israeliana”, pur non ricevendo la conferma israeliana. Una giornata di fuoco, con l'aviazione israeliana che ha colpito un ufficio del leader di Hamas Ismail Haniyeh (non presente in quel momento) a Gaza, nel rione Nasser, inviando inoltre truppe al confine (comprensive di due battaglioni di terra e tank), in risposta al lancio di un missile che, ore prima, aveva colpito un'abitazione israeliana ferendo 7 persone. Il premier israeliano, Benyamin Neteanyahu, si trovava in visita negli Stati Uniti, accorciando la sua permanenza oltreoceano per rientrare in Israele dopo aver disposto la chiusura dei valichi di frontiera di Erez e Kerem Shalom, rispettivamente a uomini e merci, in accordo con il coordinatore delle attività di governo nei Territori, il generale Kamil Abu Rukun.
L'escalation
Il razzo lanciato da Gaza aveva colpito un edificio di Mishmeret, distante circa un centinaio di chilometri e, a quanto pare, non sarebbe stato contrastato dal sistema difensivo Iron Dome. Gli 007 israeliani avevano immediatamente ipotizzato come gli unici a possedere tali testate fossero Hamas e il gruppo della Jihad islamica. Nonostante questo, nessuna rivendicazione era arrivata da alcun gruppo palestinese, anche se l'atteggiamento assunto dal leader Yahny Sinwar (che aveva cancellato una conferenza stampa) ha destato sospetti nelle autorità israeliane. Alcune ore dopo, quando l'annunciata risposta israeliana si era tradotta nel lancio di un missile verso Gaza, seguito da altri attacchi a quelli che sono stati definiti “obiettivi terroristici di Hamas”, il presidente dell'Anp, Abu Mazen, aveva espresso la sua “condanna all'escalation israeliana nella striscia di Gaza”. Ora la situazione sembra gradualmente tornata alla normalità, in attesa delle conferme dalla parte d'Israele.