Continua a far discutere la legge approvata dalla Knesset che definisce Israele lo Stato-nazione del popolo ebraico. Due soldati drusi – minoranza etnico-religiosa musulmana non ostile a Tel Aviv – hanno lasciato l'esercito israeliano perché non vogliono più servire un Paese che li considera “cittadini di serie B“.
Il primo caso
Domenica era stato il capitano Amir Jmall per primo a scrivere una lettera aperta al premier Benjamin Netanyahu contro la norma approvata dalla Knesset poco meno di due settimane fa: “Perché dovrei servire lo Stato d'Israele, lo Stato che io, i miei due fratelli e mio padre abbiamo servito con devozione, senso di missione e amore per la madrepatria quando alla fine, che abbiamo ricevuto? Di essere cittadini di serie B?”, aveva chiesto Jmall. “Non voglio continuare e sono sicuro che centinaia di altri smetteranno di servire e chiederanno di essere congedati dall'Idf a causa della vostra decisione”.
Altra defezione
Il suo esempio è stato seguito dal 23enne Shady Zidan, che su Facebook ha annunciato di voler “smettere di servire questo Stato”. “Finora gli ho dato la mia anima, ho rischiato la mia vita, sono stato vicino alla bandiera con orgoglio e l'ho salutata, ho cantato l'inno nazionale nella certezza che questo è il mio Paese e sono uguale a tutti”. Ma, ha aggiunto, “alla fine sono un cittadino di serie B? No grazie, non sono pronto. E quindi ho deciso di prendere parte a questa campagna e di smettere di servire questa nazione”.
Imbarazzo
Di fronte alla protesta, la leadership della minoranza drusa ha lanciato un appello a tenere le questioni politiche fuori dalle forze armate: “I membri della comunità drusa servono e continueranno a servire nelle forze armate israeliane a testa alta, con determinazione e per un senso di obbligo verso la loro patria”. E poi i capi della comunità hanno aggiunto che “le controversie riguardanti la legge sulla nazionalità devono essere lasciate nel quadro appropriato e al di fuori dell'esercito e del servizio militare”.