Duro colpo per il presidente degli Stati Uniti Barack Obama, che ha visto il Congresso schierarsi compatto per annullare il veto che aveva posto sulla legge che consente ai sopravvissuti e alle famiglie delle vittime dell’11 settembre di fare causa e chiedere risarcimenti al governo dell’Arabia Saudita che, dal canto suo, ha però sempre negato ogni coinvolgimento negli attentati.
Il veto è stato respinto da un’ampia maggioranza, compresi quindi i democratici, suscitando una piccata reazione della Casa Bianca: quasi all’unanimità al Senato (97 a 1) e agevolmente poche ore dopo alla Camera (348 a 76). “Annullare un veto presidenziale è qualcosa che non prendiamo con leggerezza, ma in questo caso è importante che alle famiglie delle vittime dell’11 settembre sia consentito di chiedere giustizia, anche se le cause possono creare problemi diplomatici”, ha spiegato il senatore democratico di New York Charles Schumer, promotore del progetto di legge bipartisan insieme al collega repubblicano John Cornyn.
Immediata è arrivata la risposta dalla Casa Bianca dopo la decisione del Congresso. Il portavoce, Josh Earnest, ha dichiarato che questo “è il voto più imbarazzante che il Senato degli Stati Uniti abbia mai fatto, probabilmente dal 1983”.
Per Barack Obama, la decisione del Congresso “non è solo un errore, ma rappresenta un precedente pericoloso” utilizzabile contro il governo americano. “La mia preoccupazione non ha nulla a che fare con l’Arabia Saudita né intacca in alcun modo i miei sentimenti nei confronti delle famiglie delle vittime – ha spiegato Obama -. Ha a che vedere con il fatto che non voglio che si determini improvvisamente una situazione in cui veniamo esposti a responsabilità per tutto il lavoro che stiamo facendo nel mondo trovandoci improvvisamente noi stesso oggetto di cause private”.
La norma approvata dal Congresso, la Justice Against Sponsors of Terrorism (Jasta), autorizza i familiari delle vittime ad agire per vie legali contro qualunque membro del governo saudita. Dai dossier sull’11/9 è emerso che 15 dei 19 dirottatori erano cittadini dell’Arabia Saudita. Dalle indagini però non è emersa nessuna prova a sostegno della tesi e dei sospetti finanziamenti da parte di funzionari sauditi agli attentatori.