Fethullah Gülen, l’imam turco primo oppositore del presidente Recep Erdogan, parla dal suo esilio in Pennsylvania (Usa) in una lunga intervista al Corriere della Sera. Gulen, classe 1941 e fondatore del movimento Hizmet (“il servizio”) nega ogni responsabilità nel fallito golpe ad Ankara: “Ho più volte criticato il colpo di Stato e rifiuto con forza ogni accusa di un mio coinvolgimento. … In tutta la mia vita, sono stato vittima di colpi di stato, ho sofferto durante i regimi militari, e ho criticato l’intervento dell’esercito nella politica locale. Se degli individui che leggono le mie opere sono stati coinvolti nel colpo di stato, allora è un tradimento dei miei valori di base”.
Il settantacinquenne, nella sua prima intervista a un giornale italiano, si dice sicuro che l’America lo proteggerà dalle richieste di estradizione di Ankara dove vive in esilio dal 1999: “Le autorità del governo degli Stati Uniti hanno detto chiaramente che seguiranno le procedure legali nel rispetto della legge e del diritto. Non sono preoccupato e coopererò con le autorità americane”, risponde al quotidiano per iscritto.
Sul suo rapporto con Erdogan, col quale era un tempo alleato, Gulen sottolinea cosa è cambiato tra loro. “Durante la campagna elettorale del 2002, il partito di Erdogan promise di portare avanti il tentativo di ingresso della Turchia nell’Unione europea, di difendere i diritti umani e le libertà e di porre fine alla discriminazione dei cittadini sulla base della loro visione del mondo e appartenenza a gruppi sgraditi. Durante il suo primo mandato, Erdogan applicò davvero alcune riforme democratiche e fu elogiato per questo dai leader europei. Ma sembra che, dopo essere rimasto al potere troppo a lungo, il presidente Erdogan e il suo partito siano stati affetti dal veleno del potere. Adesso, col senno di poi, mi rendo conto di avergli dato troppa fiducia. Mi pento di aver creduto che fossero sinceri sulle cose che promettevano di portare a termine”.
Su futuro del suo movimento, Hizmet, dice: “Hizmet è nato in Turchia ma è abbracciato oggi da tutto il mondo, perché i suoi valori sono i valori condivisi dall’umanità. Gli Stati Uniti sono uno dei Paesi che ha dato il benvenuto ai membri di Hizmet, ma non è assolutamente l’unico. Anche il vostro Paese, l’Italia ha accolto Hizmet. Infatti, nel 1998 ho incontrato Giovanni Paolo II e abbiamo scambiato le nostre idee su come promuovere la pace nel mondo usando la religione come strumento positivo”. Poi, un accenno a Papa Francesco: “Da quello che capisco dai media, anche il vostro attuale Papa ha promosso tentativi validi per aumentare l’empatia e il rispetto reciproco tra i cittadini del mondo”.
Erdogan ha parlato della possibilità di istituire la pena di morte per punire i traditori. Federica Mogherini, Alto rappresentante per la politica estera dell’Unione europea, ha detto che se lo farà, la possibilità di ingresso nell’Ue sarà fuori questione per la Turchia. “Credo che far parte dell’Ue sia il modo migliore per assicurare che la Turchia resti democratica e che i diritti e le libertà fondamentali siano protetti. Se la Turchia diventasse uno Stato membro, questo potrebbe aiutare i gruppi oppressi nel Paese, assicurando che Erdogan rispetti i trattati firmati e le promesse che ha fatto. I Paesi europei sono il principale partner commerciale della Turchia. Il sistema finanziario turco è integrato con l’Europa e con il resto del mondo. L’Europa può influenzare la Turchia in modo positivo” conclude l’intervista l’Imam.